As Roma: Cessione del club e calciomercato il prima possibile

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 Come riporta sporteconomy.it  Il tempo è scaduto. La Roma in appena una settimana ha scoperto di essere una squadra fragile, sotto i colpi di una società svizzera (il Basilea) e di un Parma saldamente nella parte bassa della classifica di serie A, ma capace di mettere pressione ai giallorossi negli ultimi 20 minuti. 
Quello che più ci interessa, però, è l’aspetto della vendita dell’asset As Roma da parte di Unicredit (con il supporto tecnico-consulenziale della banca Rothschild). Non manca molto alla data fatidica del 3 novembre quando è previsto l’invio da parte dei potenziali acquirenti delle prime offerte (non vincolanti). Ed è questo termine (“non vincolanti“) a farci paura.

Ma perchè in questo Paese anche la vendita di un club di calcio è un affare di Stato? Prima le manifestazioni di interesse (chiaramente anch’esse non vincolanti), poi le offerte (non vincolanti). Ma quando si potrà sapere chi vuole realmente questa società e soprattutto quando si potrà conoscere il progetto di medio/lungo termine del nuovo presidente del club di Trigoria? In Italia tutto è difficile: andare allo stadio, costruire uno stadio, fare ricavi con un club, acquistare un club e poi diciamola tutta questa imbarazzante presenza (a tutti i livelli) della politica (nazionale e locale).

Poi passi per il centro di Roma, compri The Guardian e scopri che il Liverpool è passato di mano in pochissime settimane, senza trafile da bando di gara per la costruzione del ponte di Messina (che per la cronaca non si farà mai). E’ passato da un binomio di magnati americani a una struttura multisettore con interessi attivi nello sport: la NESV.

Il tutto senza che i quotidiani economici e sportivi inglesi impazzissero per capire chi avrebbe potuto acquistare i REDS. Il tutto gestito in massima trasparenza come solo i britannici sanno fare nel mondo del lavoro.

Nella situazione di classifica della Roma non c’è più tempo per trafile “bibliche”. E’ tempo di chiudere velocemente e altrettanto velocemente il nuovo staff dirigenziale deve mettersi subito al lavoro per rilanciare il brand ed essere presente a gennaio in occasione della prossima “finestra” di calciomercato.

Ne va del bene del club e del suo futuro societario e sportivo. Fa pensare tra l’altro che in Italia ancora non ci sia un imprenditore straniero di largo respiro. Di 20 club di serie A la totalità è nelle mani di italiani, in Premier league il 60% delle società è gestita da cittadini extra UK. Ci sarà un perchè? Così come ci sarà un perchè se in Inghilterra i principali investimenti finanziari finiscono nella City di Londra (seconda piazza borsistica a livello mondiale). Tutte coincidenze o forse no! 


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