Il primo sorriso del mese di luglio. Trigoria bacia la Roma

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 Trigoria torna a baciare la Roma, con quasi 30 gradi al sole. Ed è un kiss atteso da poco meno di due mesi. Bacio lungo e affettuoso, roba che a confronto anche quello di Iker Casillas a Sara (lui Capitano della Spagna appena trionfante in Sud Africa, lei la bella giornalista connazionale inviata a seguire il Mondiale) sembra uno stampo. Da giro del mondo. Ma pur sempre uno stampo. Perché l’attesa e la determinazione, quei volti fieri e già affamati. Roba che se vedevi negli occhi il Capitano ti veniva di trovargli un arbitro e qualche avversario, dargli il pallone, fargli fare tutto da solo. Che avrebbe fatto gol. E Vucinic: il montenegrino se la rideva alla faccia di tutte le voci di mercato che lo volevano lontano dalla Capitale per trenta o quaranta milioni di euro. Poi Mexes: nemmeno il tempo di leggere l’offerta del giorno che s’era già messo al sicuro. “A Roma sto benissimo”. Taddei? Taddei s’è fatto anticipare da uno striscione. Forza Taddei, in stampatello e a caratteri cubitali. Il brasiliano aveva una risata in bella vista fin da quando stava dentro la macchina.
 Anche Lobont s’è lasciato introdurre da un sorriso largo quanto tutta la porta. Veniva voglia anche solo di chiederlo. A tutti. “Oh, ma li avete quantomeno sfogliati i giornali, in queste settimane?”. Macchè. Parevano i goliardici di Amici miei. Non una piega, non una ruga. Nemmeno una preoccupazione. Intento nobile: occorreva mettere in chiaro che sta per partire una nuova era che non andrà a stravolgere assetto e obiettivi, serviva rassicurare i tifosi. Neanche a prepararle per tre settimane, certe volte, le cose.
La Roma che sgambetta a Trigoria è l’immagine di “buona salute” migliore che potesse esserci. Roba che…Italpetroli, chi? Nessun vuoto – oggi – al Bernardini: manca ancora l’esterno di centrocampo? Non si sa chi farà il centrale? Vattelapesca sul nuovo Presidente? In mezzo a un mare di domande – le nostre – galleggiavano una serie di certezze. Uno a uno, quelli della rosa.
 Il Fulvio Bernardini rimesso a nuovo (sparita la sabbia del campo B, sono apparse le tribune) s’è fatto teatro del primo allenamento della pattuglia attualmente a disposizione di Claudio Ranieri: i confermati, i nuovi acquisti (Adriano e Simplicio) già al lavoro da diversi giorni, i due volti giovanissimi di Pigliacelli e Scardina. Assenze pesanti ma giustificate: Daniele De Rossi e Juan, il cui Mondiale incolore rispetto alle attese è in ogni caso motivo di prolungamento delle ferie. Assenze impalpabili: Alexander Doni e Julio Baptista, ancora in vacanza per grazia ricevuta da Carlos Dunga ma incapaci di farsi notare neppure quando mancano. Tra le dita dello sparuto gruppo di tifosi giunto a presenziare nella prima seduta della Roma formato 2010/11, macchine per fotografare e penne a immortalare un istante. L’unico collante tra il passato recentissimo con i patemi delle lunghe ore lasciate alle spalle e le fresche nuove lo ha determinato Rosella Sensi, arrivata a bordo dell’immancabile Alfa 159 con i vetri oscurati a scambiare quattro chiacchiere col gruppo. Allenatore (confermatissimo), Bruno Conti (dopo l’ennesima dichiarazione d’amore al club, spontaneo annoverare chi lo immagina lontano dalla Roma come uno della Lazio), squadra: hanno confabulato tra loro. Poi Simone Perrotta ha parlato per tutti: “Siamo tranquilli, come Rosella Sensi”. Roba che – il sole, i sorrisi, le braccia spalancate di Trigoria a metà luglio – vien da pensare che qualche componente del gruppo stesse per svenire quando gli è stata raccontata nel dettaglio la settimana appena trascorsa. Trigoria. E’ sembrato tutto così in ordine, talmente lineare rispetto allo sfarzo e alla gloria di un club che “non si discute ma si ama” da lasciare intontiti noi.
 Spettatori di un primo ciak che aveva tutte le sembianze di un dramma con finale di dolore e che s’è rivelato commedia d’altri tempi. Disarmante. Non perché vengano meno le perplessità date da una struttura ancora da definire, da una squadra da completare, da un’epoca da riscrivere: semplicemente, per il fatto che l’atmosfera di Trigoria ha cancellato in un istante quanto accumulato in giorni. E giorni. E giorni. A conti fatti, manca ancora l’esterno (di difesa e di centrocampo), Burdisso è solo etereo, il patron non esiste. Ma quando il sole di Trigoria comincia a irradiare volti a tal punto sereni e contagiosi d’allegria, sembra che le cose possano davvero risolversi così. Schioccando le dita. Non schiarisce un futuro ancora nebuloso, ma dopo settimane trascorse nel tentativo di fuggire il più lontano possibile da amarezze che hanno avuto gambe più lunghe, un boccata d’ossigeno risulta necessaria anche per chi scrive. Prendi un sasso, a volte, lo butti nella pozzanghera e resti a vedere l’acqua in assetto baritonale: ecco. Per un giorno segui con lo sguardo Francesco Totti. Lui ride, tu ridi. Lui si scompiscia, tu gli vai a ruota. Dice che è carico. Sei carico anche tu. E anzichè in fissa su una pozza, ci si adegua inevitabilmente al flusso delle stagioni: spaparanzato al sole di Trigoria. Lui suda, tu sudi.


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