Tommasi: “Brighi è fondamentale, tifare Italia a prescindere dalle scelte di Lippi”

di Redazione Commenta


 Damiano Tommasi è stato l’A.S. Roma per lungo tempo. Roba che, lo dice la Storia, il nome del centrocampista veneto, rimarrà per sempre accostato a quello della società capitolina. Nonostante il tempo passi e quelli che un tempo erano bandiere sul rettangolo di gioco finiscano poi per continuare a esserlo – bandiere – nella memoria. Ecco: dall’alto dei suoi 9 anni vissuti nella Capitale con all’attivo 263 gare in A, 14 reti e uno scudetto, Tommasi è uno di quei giallorossi da ascoltare con attenzione ogni volta che capita di incrociarne le parole. Non solo romanista ma anche grande uomo di sport a cui venivano – e vengono – riconosciute qualità tecniche e umane fuori dal comune. Intervenuto a LaSignoraInGiallorosso.it, l’attuale calciatore del Sant’Anna, formazione di seconda categoria veneta, ha risposto in maniera puntuale a una serie di domande inerenti la stagione calcistica appena conclusa e l’imminente Mondiale. Si comincia, tuttavia, riprendendo l’episodio che ha interessato Francesco Totti nel corso della finale di Coppa Italia contro l’Inter: quel fallo su Balotelli di cui si è parlato, detto, scritto. Testuale:


“Piu’ che un caso Totti-Balotelli parlerei di un brutto gesto di Francesco. Credo che già tanti abbiano detto la loro senza conoscere le motivazioni che hanno portato a quella rincorsa. Non vorrei essere uno in piu’. Penso solo che Francesco sa cosa e come deve fare per essere quello che è a Roma e per il calcio italiano, ed è superfluo sottilneare la negatività del calcione a Balotelli”.
Totti, nonostante i 14 gol in campionato, non andrà al Mondiale. Un suo giudizio sui 28 nomi scelti da Lippi per affrontare la competizione sudafricana.
“Lippi e’ l’allenatore della nostra Nazionale e faccio il tifo a prescindere dalle scelte. A lui la responsabilita’ e il compito di scegliere e mettere in campo, a noi il compito di tifare. Molti sono i nomi che io avrei inserito e molti i nomi che non avrei inserito ma mi limito a questo. Per  il resto sottolineo come il Mondiale dà sempre qualche sorpresa sia nei giocatori che nelle squadre che ottengono piu’ del previsto”.
A proposito delle convocazioni, un solo romanista (De Rossi) è nella lista, non accadeva da 12 anni (l’ultimo nel Mondiale 1998). Le prime due forze del campionato avranno un solo rappresentante. La nazionale non rispecchia più la serie A?
“Non bisogna dimenticare che l’Inter, dominatrice in Italia con Supercoppa e campionato, non ha molti italiani nella rosa e quindi e’ difficile aspettarsi convocazioni nerazzure. Per la Roma il discorso e’ diverso anche se alcuni dei probabili convocati pagano l’eta’. La nazionale di oggi e’ frutto di un ricambio dovuto dall’ultimo Mondiale e da scelte fatte in un periodo in cui alcune squadre andavano molto meglio in campionato, vedi Juve, e altre erano in difficolta’, vedi Roma, e poi portate avanti nelle convocazioni successive con l’obiettivo di amalgamare un gruppo fondamentale in una competizione come il Mondiale”.
Lei aveva indicato Brighi come suo erede. Brighi, però, in questa stagione positiva non ha trovato molto spazio. Come giudica il centrocampo della Roma? Perrotta avrebbe meritato la nazionale?
“Matteo è, è stato e sarà una pedina fondamentale per qualsiasi squadra. Sa fare il suo dovere in campo e fuori e lo fa per 12 mesi all’anno. Parlare di eredi mi sembra esagerato visto che non mi ritengo un giocatore che possa ambire ad avere ‘imitatori’. Sia Brighi che Perrotta, comunque, sono giocatori che possono ancora oggi servire alla Nazionale. Hanno doti umane e tecniche sufficienti per far bene a livello internazionale. Il numero chiuso della Nazionale costringe, però, a delle scelte a volte dolorose. Mi viene in mente l’Argentina che fa a meno di Cambiasso e Zanetti”.
Il calcio italiano rischia di perdere la terza posizione nel ranking Uefa proprio nell’anno in cui una squadra italiana è arrivata nella finale di Champions. Lei ha giocato in diversi campionati esteri (Inghilterra, Spagna e Cina), cosa cambia rispetto alla nostra serie A?
“In questo momento l’Italia paga il calo di qualche anno fa dove le squadre piu’ blasonate, Milan e Juve, non hanno potuto fare bene in Europa. Per la qualita’ del nostro calcio credo non manchi nulla, solo un po’ di divertimento all’esterno. Prendere con un po’ piu’ di serenità il calcio non e’ da italiani e questo alla lunga logora e magari allontana anche qualche campione”.
Parliamo di futuro. Quando smetterà di giocare vorrebbe avere un ruolo nel mondo del calcio? Le hanno mai proposto un posto da dirigente nella Roma?
“Il prossimo futuro e’ nel S. Anna d’Alfaedo (seconda categoria veneta) e non so se e come potro’ rimanere nel mondo del calcio. Per il momento mi sto riorganizzando la vita a Verona e sto collaborando con l’Associazione Italiana Calciatori per vedere se posso essere utile alla categoria professionale di cui ho fatto parte fino a qualche mese fa. E’ una collaborazione che va avanti dal 1999, quando sono entrato a far parte del Consiglio Direttivo e che ora vorrei approfondire per capire dove e come i calciatori italiani possono migliorare, con il loro apporto, questo ambiente a volte sovradimensionato. Per quanto riguarda proposte di un ruolo da dirigente alla Roma non ne ho mai avute concretamente ma solo ventilate ipotesi in tempi, però, dove era quantomeno inopportuno parlarne”.
Marco Visco


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