Di essere una delle più valide coppie del campionato italiano, lo hanno ampiamente mostrato. Nicolas Burdisso e Juan, i sudamericani legati da un insolito gemellaggio Argentina-Brasile che cozza rispetto alla rivalità storica dei due Paesi. Eppure, con la casacca della Roma, il binomio centrale che ha issato un muro invalicabile di fronte al quale gli avversari di turno hanno dovuto desistere in più di una circostanza. Lazio-Roma è una gara speciale che i giallorossi devono assolutamente vincere: nel conseguire l’obiettivo, ci vorrà tutto il talento di un tridente – Totti, Toni, Vucinic – a cui è affidato il compito di fare gol ma anche la costanza e l’armonia di un reparto di retroguardia di cui tanto Burdisso quanto Juan rappresentano più che mai punti di riferimento per la difesa nello specifico e per la squadra in generale. Il difensore conterraneo di Diego Armando Maradona e nativo di Altos de Chipion ha finora collezionato 28 presenze in giallorosso con due reti all’attivo. 2.439 i minuti disputati, cinque le ammonizioni subite. Il 31enne di Rio de Janeiro, invece, sta mettendosi in vetrina come non mai: è la sua stagione migliore in maglia giallorossa per rendimento e costanza.
Da Il Messaggero:
Da Il Romanista:
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La via del rifugio per Philippe Mexes passa attraverso un tunnel lungo quanto quello che separa gli spogliatoi dell’Olimpico al terreno di gioco. Potrebbe scoprirsi nell’undici iniziale proprio domenica. Complice l’intenzione di Claudio Ranieri di preservare l’integrità di Juan e consentirgli di rifiatare, il francese potrebbe tornare a vestire una maglia da titolare. Al fianco di Nicolas Burdisso. Significherebbe tornare a sorridere dopo un periodo di tempo nel quale a Mexes e toccato solo d’asssitere. Con il cuore, con la voce, con l’esultanza e l’incitamento figli di tanti anni di vita a Roma. Da spettatore – come i tifosi più fedeli, con tanto di abbonamento… alla panchina – dopo stagioni vissute da baluardo della retroguardia. Qualcosa l’ha mostrata – Mexes – anche nel nascondiglio di una panca fastidiosa, scomoda, troppo fredda d’inverno e bollente con il sole a palla. Attaccamento alla squadra, con quelle esultanze istintive in occasione di ogni rete giallorossa nel corso delle ultime gare; voglia di essere parte di un gruppo che gli si calza addosso da quel lontano agosto del 2004. Quando optò per una scelta apparentemente calcistica. In realtà, di vita. Perchè, in quella circostanza, non fu semplicemente un cambio di casacca. Dall’Auxerre alla Roma. Ma un vero e proprio cambio di residenza. Da Auxerre a Roma.
Da Il Romanista:
Da Il Corriere dello Sport: