Esultanza Totti, Di Vaio il laziale “Solo goliardia”

 Marco Di Vaio, il laziale. Non per altro, Radio Power Station ha contattato l’attaccante del Bologna per capire in che maniera interpretare il gesto di Francesco Totti, che alla fine di Lazio-Roma ha salutato la vittoria con i pollici versi. “Ho visto la partita sul pullman con gli altri ragazzi. Sapevo che la Lazio avrebbe ripetuto la grande gara che aveva realizzato domenica scorsa proprio qui a Bologna, ha giocato davvero bene.

Totti: “Lo sfottò fa parte del derby”

Ecco il settimanale articolo di Francesco Totti sulle colonne de Il Corriere dello Sport:

Abbiamo vinto questo derby molto importante, non solo per il fascino che riveste nella nostra città, ma per gli sviluppi che potrà avere per l’epi­logo del campionato. Siamo partiti male, molto male, perché non siamo riusciti ad esprimere le nostre poten­zialità, poi nel secondo tempo la partita ha cambiato volto, abbia­mo ribaltato la situa­zione e siamo riusciti a vincere. A me è dispia­ciuto uscire, ma alla fi­ne ero felice perché la squadra e questo primo posto da difendere ven­gono prima di tutto. Il derby ha una sua storia, una sua particolarità che lo porta ad essere per forza una par­tita diversa. Nelle tradizioni, negli sfottò, nelle coreografie, nei festeg­giamenti, sia dei tifosi che dei prota­gonisti. Spesso diventano motivo di contrasto tra amici, tra familiari, tra marito e moglie, tra fratelli, ma poi tutto si ricompone e magari chi perde è soggetto a pagare una scommessa al vincitore.

Bertagnoli e Floccari: Sergio a confronto

Da Il Romanista:

È stato un giorno lungo di nuvole e sole. Come se notte e giorno si guardassero allo specchio. È iniziata con la luce è finita di notte (e forse non è ancora finita). Lo vedevi dall’inizio che non c’era un’aria normale. Vabbè c’era il derby ed è sempre diverso quel giorno, però questo Lazio-Roma era già diverso da tutti gli altri derby diversi. Lazio-Roma 1-2, 18 aprile 2010, per qualcuno è stato il derby più importante di sempre, di tutti quelli giocati, di quelli attesi o immaginati. E lo vedevi dall’aria. Le prime impressioni sono quelle che contano e quel rosso, dal calzettone al colletto, acceso, vivo, forte, a tinta unita dei giocatori nel riscaldamento spiccava in maniera diversa in tutto quel bianco slavato, candegginato, dei laziali. L’impressione immediata nel riscaldamento è che noi eravamo veramente la Roma. Il presidente (e la Sensi era a sorpresa presente), l’allenatore, il capitano e il vicecapitano.

Derby: Totti pollice non verso la squalifica

 Da Il Corriere della Sera:

Francesco Totti non rischia una squalifica, per il pollice verso fatto verso la sua curva però con obiettivo la Lazio, ma una forte multa. Dovrebbe essere questa, oggi, la decisione del Giudice sportivo, che si occuperà anche dello sgambetto di Radu a Perrotta, voltato di spalle e a partita già finita. Il romeno rischia uno stop di tre giornate con la prova tv, ma se il giudice Tosel non dovesse trovare nel gesto caratteri di «violenza» potrebbe anche cavarsela senza danni. Di routine saranno le squalifiche di Ledesma, espulso e già diffidato (2 o 3 giornate) e di Kolarov, diffidato e ammonito (una giornata).

“Frosinone alè, Frosinone alè”

 Da La Gazzetta dello Sport:

«Frosinone alè, Frosinone alè». Sarà pure provincialismo, come volete voi. Ma chi lo vive da fuori non può capire. Perciò gli sembra tanto assurdo: festeggiare un derby come una Champions League anziché starsene buoni, zitti, sotto coperta fino al 16 maggio. Così non ci si gode la vita, però. Meglio tuffarsi nelle celebri tavolate giallorosse, dalle parti della Piramide: a La Villetta domenica c’erano mezza squadra, Totti e Ilary, Vucinic, Menez, Toni… Il capitano ha festeggiato con una tagliata, Toni con una pizza. Fuori, un centinaio di tifosi impazziti, mentre Testaccio si riempiva di colori, suoni, emozioni. E stamattina Trigoria era invasa. È il derby, bellezza E poi vinto in quel modo…

Claudio, l’imperatore del derby

 Da Il Messaggero:

Mister Derby: se lo merita Claudio Ranieri, dopo il capolavoro di domenica pomeriggio. Con la mossa più trasgressiva e al tempo stesso efficace che si ricordi. Nella storia di questa sfida infinita tra le due squadre capitoline e comunque in assoluto. C’è, nel suo intervento tra i due tempi, il film di tutta la stagione giallorossa. La rinuncia a giocatori di primo piano a vantaggio della Roma prima in classifica. Già c’erano passati proprio De Rossi e Totti prima di due giorni fa. Ma escluderli insieme, a metà partita, questo ancora nessuno lo aveva mai visto né immaginato. Con i due capitani costretti ad accettare per il bene della squadra. Il primo con più partecipazione all’Evento, l’altro un po’ rabbuiato. Entrambi, però, in panchina a dare un segnale ai compagni allo stesso allenatore.

Roma, festa post derby: la serata dei vincitori. Ha riso anche Menez: “E’ il giorno più bello”

 E’ il giorno più bello della mia carriera da calciatore“. Jeremy Menez ha archiviato la gara contro la Lazio a notte fonda. Come Luca Toni e Daniele De Rossi. Come Mirko Vucinic e Francesco Totti. Hanno fatto squadra anche nelle ore immediatamente successive al derby, i giocatori della Roma, e si sono tuffati con tutta la testa nel mare di festeggiamenti giallorossi che ha trasformato Roma in una città a misura di curva Sud. Da Testaccio – una processione di cori, un tripudio di abbracci – a Trigoria – almeno cinquecento persone festanti a fare della sede d’allenamento una discoteca a ritmo di battimani. Dal centro alla periferia. Il triplice fischio di Tagliavento ha assunto le fattezze del colpo di uno starter. Lazio-Roma è appena finita ma in realtà sta per avere inizio una pagina nuova di un libro che non avrà termine. Almeno da qui al prossimo derby. Forse nemmeno in quell’occasione.
QUESTA NOTTE E’ ANCORA NOSTRA.
Roma non s’è assopita, la notte scorsa. I laziali erano in preda ai crampi, il popolo giallorosso s’è ‘mbriacato. La città festante è un dolcissimo preludio. Una spasmodica attesa. La voglia di caciara somiglia in maniera inequivocabile – senza andar lontano coi ricordi – alla magica serata che ha onorato i Mondiali 2006. Volessimo procedere a ritroso nel tempo, certo, il 2001 è ancora indelebile ma stavolta il sapore è, se possibile, ancor più zuccherino. Perchè la Roma ha iniziato a sognare cammin facendo. Doppio Vucinic a cancellare per sempre il gol di Rocchi. Lazio-Roma finisce 1-2. Da qui in poi, ogni cosa diventa lecita. Eccezion fatta per lo scempio messo in piedi da ventisette, ventotto deficienti nell’area prossima all’Olimpico e nella zona di Ponte Milvio. Non c’è spazio per nessuno di loro, in quella che vuole essere la cronistoria di una sera di festa. E non solo per una evidente presa di posizione, ma pure per il fatto che le feste – per natura propria – sono momenti di comunanza condivisi da persone per bene. Tuttavia, ci rientrano a pieno diritto una mamma e tre bambini piccoli che hanno rischiato di morire. E molti dei vessilli giallorossi sventolati e messi in mostra nella serata di ieri hanno preso vento anche per loro.
ROMA GIALLOROSSA.
Uno, due, tre, quattro. Respiro. Cinque. A uno a uno, sono usciti tutti dagli spogliatoi. Da Julio Sergio a Marco Andreolli. Frastornati, confusi, inebriati.

Roma – Julio Sergio: Floccari, ridi che Bertagnoli ti fa la foto…

 Chissà se Julio Sergio dimenticherà mai il 18 aprile 2010. Potesse succedere, certo, una città intera – a questo punto, la sua Roma – sarebbe pronta a ricordare frammento per frammento di quello che è accaduto nel corso di Lazio-Roma. Il colpo in canna di un portiere non può essere il gol. Lo esclude a priori il ruolo, sebbene vi sia più di un caso – nella storia del pallone – che vada a far mostra del contrario. La zampata di un estremo difensore non può essere la rete fatta, previa snaturalizzazione di un ruolo che ha specifiche definite. Un portiere qualunque sta lì per parare. Un estremo difensore speciale ha requisiti che vanno oltre il semplice adempimento del compitino: gli tocca dare man forte alla retroguardia, garantire sicurezza alla difesa, svolgere l’ordinario e saper far fronte allo straordinario. A riuscirci sono in pochi, più che comprensibile. Ma tra quella manciata di numeri 1 che si contano sulle dita di una mano (a pescare in tutta Europa) per la capacità di essere decisivi tanto quanto un attaccante, Julio Sergio è l’indice, il medio, l’anulare. Scegliete  il dito, ma il brasiliano – in quella mano – ci sta eccome. Glielo provasse a dire oggi – Luciano Spalletti – che il brasiliano è il miglior terzo portiere al mondo. Dopo una stagione da protagonista e dopo il derby di un giorno fa. Mirko Vucinic, ovviamente. Ma non solo.

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