Julio Sergio: “J. Cesar il migliore, io paro con la testa”

 Da Il Messaggero:

«Mi chiamo Julio Sergio, Julio Sergio Bertagnoli. Sono brasiliano, ma ho anche la cittadinanza italiana. E, ne sono certo, se non fossi stato comunitario, non sarei mai venuto a giocare in Italia. Difficilmente un club spreca un posto da extracomunitario per un portiere, giusto? Invece grazie al mio passaporto italiano, quattro anni fa sono arrivato a Roma; anzi, alla Roma. E adesso, finalmente, sono un uomo felice». «Fino a pochi mesi ero soltanto un professionista esemplare, si dice così?, ma non mi divertivo. Non giocavo, quindi non mi divertivo.
Ora gioco e mi diverto. Un po’ come mi divertivo da ragazzino quando ho cominciato a giocare a pallone. Avevo sei, sette anni e, come tutti i bambini di quell’età, non stavo mai fermo e avevo sempre un pallone tra i piedi. Un giorno, però, capitai in un circolo sportivo vicino a dove lavorava mio padre, a Ribeirao Preto, la mia città, e per la prima volta vidi come si allenava un portiere. Tuffi, parate, un volo di qui, un altro di là. Avete presente quando un bambino resta con la bocca aperta per l’emozione? Ecco, quel bambino ero io. Da quel momento cominciai a fare il portiere, sotto la guida del professor Manga, il mio primo istruttore.

L’avversaria: Juventus post Calciopoli, nè scudetto nè Champions. Obiettivi di stagione: Coppa Italia, Europa League (!)

L’enigma Juventus imperversa in questo 2010 appena abbozzato. Lontano anni luce dalle favole a lieto fine che ne hanno costruito la storia sportiva – a suon di vittorie e trofei alzati al cielo, cuciti sul petto – il presente del club più glorioso d’Italia è più nero che bianco, quasi a prolungare il purgatorio di una società a cui mancano come il pane successi e traguardi raggiunti. Il dopo Calciopoli della squadra di proprietà della famiglia Agnelli, che ha avuto nel compianto Gianni il massimo esponente dirigenziale, ha offerto ai tifosi della Vecchia Signora una sola gioia – simbolicamente importante ma da cui trarre scarso giovamento – legata all’immediata promozione in serie A (ottenuta sul campo nel 2006/07) dopo la retrocessione in B decretata a tavolino (a seguito di sentenza della Commissione di Appello Federale in merito ai fatti oggetto dello scandalo del calcio italiano del 2006 che declassò la Juventus dal 1º al 20º posto del campionato 2005-06 mandandola in serie B per la prima volta nella storia del club).

Super Julio Sergio, nessuno come lui

 Da La Gazzetta dello Sport:

Ti aspetti i guantoni di Buffon e Julio Cesar. Al massimo ti viene in mente Frey o Dida in versione rinascita. E invece ti ritrovi lui e pensi che fino a qualche mese fa non sapevi chi fosse. Solo un nome nelle pieghe del listone, un tipo perfetto per il ruolo di terzo portiere. Tutto vero: negli ultimi turni il migliore tra i pali del campionato è Julio Sergio. Il portiere della Roma viaggia su numeri da fenomeno autentico: dalla 13a alla 16a giornata raccoglie 6,30 di Magic media. Roba che neanche un attaccante…

Calciomercato 2009/10, gli avversari della Roma: Juve a Ciro Ferrara, ok Diego ma perchè Cannavaro? La ciliegina è D’Agostino

 Per come ci appare, il mercato delle big di serie A è ancora poco indicativo. Analizzando i primi movimenti delle avversarie dirette della Roma (anche se Luciano Spalletti ha proibito di parlare di scudetto, noi ai giallorossi auguriamo comunque di lottare per il titolo), pare opportuno partire dai colpi messi a segno dalla Juventus.

Primo spunto: in panchina ci resta il subentrante Ciro Ferrara che ha preso il posto di Claudio Ranieri a fine stagione. E’ un’incognita, ma lo sarebbe stato anche Antonio Conte (altro papabile fino all’ultimo). Bene per il coraggio, dubbi sulla convenienza. In ogni caso, Luciano Spalletti se lo sognano (almeno per un’altro anno).

Sono i bianconeri la formazione che si è mossa per prima e Cobolli Gigli, coadiuvato da Alessio Secco, ha pensato bene di anticipare le mosse degli avversari archiviando, ancor prima che cominciasse la sessione estiva di calciomercato, l’affare Diego. Ottimo acquisto per una duplice ragione: in primo luogo, Diego ha mostrato di essere un giocatore completo e temibile dalla tre quarti in avanti (dove può ricoprire più di un ruolo), in secondo luogo il brasiliano rappresenta quel tipo di giocatore che alla Juventus sarebbe venuto meno con l’addio al calcio (anche se forse Lotito riuscirà a fargli cambiare idea e portarlo a chiudere la carriera alla Lazio) di Pavel Nedved. Intendiamoci, Diego non è Nedved.

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