Spalletti-Zenit, atterraggio a Fiumicino senza firma

di Redazione 3


 FIUMICINO – Luciano Spalletti è rientrato da San Pietroburgo senza ‘nero su bianco’. La firma del contratto da allenatore dello Zenit non c’è stata: “Non ci siamo dati un termine“, ha spiegato il tecnico appena atterrato dalla Russia. Nel Baltico, è andato in scena un incontro “per conoscersi“. Spalletti è uscito dal terminal B-C dell’aeroporto di Fiumicino verso la mezzanotte e quaranta (l’atterraggio era previsto alle 22.30 a Ciampino, quindi alle 23.30 al Leonardo Da Vinci): stanco per il ritardo accumulato dal volo XH 00010, non si è sottratto alle domande dei cronisti. L’esito della trattativa con i dirigenti dello Zenit è tutt’altro che scontata. Così hanno suggerito il volto e le parole dell’allenatore: “Non ci siamo dati un termine. Ho voluto conoscere le persone che mi avevano invitato ed esaminare da vicino una possibilità di lavoro – ha raccontato Spalletti, accompagnato dal fedele collaboratore Daniele Baldini e dall’avvocato Giulio Dini -. Voglio approfondire la conoscenza di questa squadra, che è uscita dall’Europa League ed ora cerca un piazzamento in Champions“. Il tecnico, in questo modo, ha dato seguito alle voci della scorsa estate, che già lo volevano vicino al club russo: “Sono un professionista. Ho letto sui giornali di certi interessamenti, ma non ho ricevuto proposte concrete. Solo ora i dirigenti dello Zenit si sono presentati e io sono andato a parlarci“. In giornata erano arrivate le dichiarazioni del direttore generale dello Zenit, Maxim Mitrofanov: “Spalletti faceva e fa parte della lista dei candidati alla nostra panchina. Quando si è liberato, abbiamo voluto invitarlo: ci siamo incontrati, gli abbiamo esposto la nostra filosofia, così come lui ha spiegato a noi il suo modo di vedere il calcio. Spalletti, però, non è l’unico allenatore in corsa per lo Zenit. A breve renderemo nota la nostra scelta. Voglio precisare che Davydov (l’attuale tecnico, Ndr) resterà in carica fino al termine della stagione“.
Accettare la proposta del presidente Aleksandr Dyukov (contratto di tre anni da quasi quattro milioni di euro) significherebbe precludersi la possibilità di allenare in Italia (il campionato in Russia inizia a marzo e termina a novembre): “Valutazioni che vanno fatte e che farò“, ha ammeso Spalletti. Per poi glissare su ipotesi rossonere: “Il Milan è una grande squadra, Leonardo – da persona intelligente quale è – saprà trovare le giuste soluzioni per farlo ripartire”. Prima di salire sulla vettura che lo riaccompagnerà a casa, l’allenatore ha commentato il momento della ‘sua’ Roma: “Stanno facendo ottimi risultati, ci vuole un po’ di tempo per ottimizzare tutte le situazioni“. E’ l’ultima battuta di Luciano Spalletti. Alle riflessioni del tecnico di Certaldo sono ora legati gli “sviluppi”. A San Pietroburgo lo seguirebbero Baldini e l’allenatore in seconda Domenichini. Non la sua famiglia (i figli proseguirebbero gli studi nella Capitale). Nè il preparatore Franceschi (l’uomo di fiducia per il recupero degli infortunati, restio ad affrontare l’avventura sugli Urali). Tantomeno il preparatore atletico Bertelli, rimasto a bordo della nave giallorossa anche dopo il cambio al timone. La lista degli eventuali compagni di viaggio potrebbe essere allargata a qualche fedelissimo che ancora veste la maglia della Roma. Si attendono “sviluppi”. Nella mente di Spalletti, in primis. Nello spogliatoio di Trigoria, poi.
Simone Di Segni


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