La Roma sotto Unicredit: Rosella Sensi traghetterà verso il nuovo Presidente

di Redazione Commenta


 Umberto Bossi direbbe “Tè vist”. Hai visto. Parli della Roma e finisci a Milano. Dove, alle 17.45 di lunedì 26 luglio, Italpetroli e Unicredit hanno ufficializzato l’intesa cercata da tempo rispetto all’estinzione del debito che la holding petrolifera ha accumulato nei confronti dell’Istituto di credito. Bastava un autografo, a Rosella Sensi, per liberarsi di una zavorra divenuta – nel corso degli anni – sempre più pesante, sempre meno sostenibile. Il debito del gruppo che ha fatto capo alla famiglia originaria delle Marche, non esiste più: 325 milioni di arretrato evaporati da un istante all’altro. Il tempo che le lancette dei secondi spostassero di una unità quella dei minuti. Alle 17.45 il capoluogo lombardo annullava di fatto anche gli altri “spiccioli” (perchè a confronto parevano davvero un’inezia tant’è che non se ne parlava mai) che Italpetroli (una ottantina di milioni) avrebbe dovuto restituire alla Monte dei Paschi di Siena e quell’altro milioncino e poco più che l’erede di Franco aveva da ritornare alla compagnia di Alessandro Profumo. Denaro chiesto a titolo personale. Che lo scenario  per mettere il sigillo sull’accordo tra le due società fosse Milano, in realtà, lo si è appreso solo a pomeriggio inoltrato, quando l’intesa sembrava lì lì per venire meno. Poco prima delle 17, infatti, pareva sicuro che a causa di insoluti aspetti fiscali, ci fosse la volontà di Unicredit di prorogare i tempi della firma. Cesare Ruperto, tuttavia, non avrebbe aspettato un minuto di più: senza l’accordo – faceva sapere prima di recarsi presso gli uffici di via di Cambiano – “si va a sentenza“. A quel punto, Rosella Sensi e Piergiorgio Peluso erano già nella fase più avanzata: spariti i cavilli, spuntano penna e calamaio. Tant’è che – tra le 18 e le 19 – gli avvocati delle parti si sono riuniti presso lo studio del Presidente del Collegio arbitrale per depositare il testo dell’accordo. Il quale, recita: Italpetroli è di Unicredit; al fine di controllare i destini della A.S. Roma viene creata una nuova società, la “Newco Roma” (passaggio inevitabile per scongiurare un’Opa) che fa capo alla Sensi per il 51% e a Unicredit per il restante 49%: non appena Rotschild Italia esaurirà il proprio mandato con l’indivisuazione del prossimo presidente giallorosso, Rosella Sensi cederà la propria parte per una cifra simbolica di mille euro. A Rosella restano: immobili del valore di 30 milioni di euro e un bonus corrispondente al 5% dell’eccedenza, qualora il club fosse venduto a più di 100 milioni di euro: a tutela di eventuali anomalie del comportamento della Sensi nella fase di interregno, Unicredit si è cautelata con una garanzia di 12 milioni di euro. A questo punto, due passaggi conseguenziali: il primo è determinato dal fatto che, entro la fine della settimana, l’assemblea dei soci Italpetroli approverà il bilancio 2009; il secondo rimanda all’11 di ottobre, data in cui – con sentenza definitiva –  Ruperto sancirà la fine dell’arbitrato. La pagina, adesso, è voltata per davvero: chiusa l’epopea dei Sensi, resta da scrivere il futuro. Che potrebbe avere le fattezze degli sceicchi d’Arabia, o quelle della Merchant Bank partorita nell’evenienza da Unicredit che consegnerebbe la poltrona di vertice del club all’imprenditore Giovanni Malagò. Oppure, più verosimilmente per quanto se ne sa al momento, potrebbe assumere le sembianze di uno tra due romani d’eccezione: Giampaolo Angelucci e Francesco Angelini. Che garantirebbero alla Roma di rinascere tra i confini di casa propria. E in fondo, verrebbe da replicare a Bossi: mica è importante dove si finisce. Conta sempre di più da dove si ricomincia.


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