Roma-Sampdoria, Riise: “C’è una grande atmosfera”

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 Da Il Romanista:

«Non vediamo l’ora che arrivi il match contro la Sampdoria. Giocheremo in un Olimpico strapieno».
Slanciata, sinuosa, potente, la sua drakkar – l’imbarcazione con cui i Vichingi solcavano i mari – è in rada pronta per lasciarsi alle spalle gli ormeggi. Riise sta per prendere il largo un’altra volta. La trentaquattresima in campionato. John scalpita, si scalda, freme, lucida gli scarpini, respira in mare il profumo della battaglia. Vuole la Samp. Lo dice chiaramente ai suoi amici in Norvegia:
«Non vediamo l’ora. Quaggiù a Roma c’è già aria di primavera, anche se oggi piove».
John scrive dopo l’ultimo allenamento, tutto intorno Trigoria è un acquitrino.
«Oggi (ieri, ndr) abbiamo lavorato veramente bene. C’è una grande atmosfera nella squadra».
La sbornia del derby è stata smaltita, anche se a fatica. I postumi sono un entusiasmo, una carica agonistica, un furore che John trasmette in campo. Al pubblico. Al suo pubblico. È un guerriero, è il Vichingo. John è uno che corre e lotta, afferra e strappa. È l’archetipo del calciatore perfetto. Cuore, forza, classe. E grinta. Anzi, oggi il rischio è che di grinta ce ne metta troppa. Riise è diffidato. Un’altra ammonizione e addio Parma, che sarà importante quanto la Samp. Ranieri ieri è stato chiaro:
«È l’ultimo ostacolo? Perché, le altre ce la regalano? Sono tutte gare difficili. Tutte. Fino all’ultimo secondo della gara contro il Chievo».

E il Vichingo che diserta sarebbe una notizia. In questo campionato è accaduto solamente a Udine, il 28 ottobre. Era la partita d’esordio di Montali, dell’uomo nuovo, del direttore più direttore di tutti. Riise non c’era. Noie muscolari, fastidi. Erano problemi di poco conto, tanto che John recuperò in tempo per il Bologna, per la gara che segnò l’inizio della Grande Cavalcata. Trentatré incontri di Serie A, 3009 minuti giocati, John è in cima alla classifica delle presenze. Vucinic, uno che quest’anno ha fatto gli straordinari, è a 2443 totali. La differenza la fanno i gol, ma nemmeno poi troppo in fondo. Il genio di Niksic le reti – 13 in Serie A – le segna per professione. Riise no. Per John il gol è un punto esclamativo, uno straordinario non retribuito, un contributo supplementare. Mai come quest’anno il Vichingo si è scoperto Thunderbolt. Fulmine. Alla terza giornata a Siena scaglia una punizione strepitosa che schiaccia Curci. Serve la sventola e la sventola arriva. Il Vichingo ha evidentemente un conto aperto con il Siena: al ritorno, il 31 gennaio, sorprende Curci con un sinistro al volo. Con il Palermo, è il 13 febbraio, John chiude il conto firmando il 4-1. A volte, come in Bologna-Roma, il gol passa solo per caso sui piedi del norvegese gialloroscio. Altre volte, invece, è figlio della determinazione. Come a Torino la notte del 23 gennaio. Riise rincorre una magia di Pizarro, salta, incrocia lo sguardo di Manninger e lo trafigge. Imparate. È così che si diventa Leggenda.


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