La Roma e il “modello spagnolo”

di Redazione Commenta


 Dal Romanista:

Si fa un gran parlare, soprattutto in questi giorni, della possibilità di applicare il “sistema spagnolo” alle società di calcio italiane. In particolare, il progetto dell’azionariato popolare affascina tanto noi tifosi, quanto molti commentatori. Occorre però valutare nel dettaglio in cosa consista questo sistema, adottato da club quali Real Madrid e Athletic Bilbao, oltre che dal Barcellona. Il modello del Barça, è, fra questi, quello più riuscito in termini di partecipazione tout court, in cui l’intervento popolare è continuo e attivissimo. Elemento centrale di distinzione rispetto agli altri sistemi di azionariato popolare è la forte identificazione esistente tra il club e la sua regione, che implica che si cerchi di garantire il maggior contributo possibile da parte dei catalani. Inoltre si sfrutta un sistema di “internazionalizzazione”, con le nuove tecnologie, con l’utilizzo dei mercati televisivi stranieri, di internet, di stelle di caratura mondiale (senza dimenticare la cantera, il vivaio, Puyol, Guardiola e compagnia bella), proprio per evitare una chiusura della società al solo ambiente regionale e per cogliere le opportunità fornite dalla globalizzazione, valorizzando, al tempo stesso, tramite il marketing, l’essenza catalana della società. Tutti i cittadini interessati possono acquistare quote del club, in qualsiasi momento e addirittura via internet (sul sito del Barça) o ai botteghini del Camp Nou, e, comprando azioni della società catalana , contemporaneamente, possono ottenere lo status di socio. Vista la facilità di accedere all’acquisto delle quote, ne consegue che la base degli azionisti è in costante ed esponenziale crescita, con immissione di un flusso costante di capitale liquido nelle casse societarie. A giugno, per intenderci, gli azionisti del Barça erano 175.000 circa, tutti soci del Club blaugrana. E il fatto di essere socio comporta molteplici vantaggi, tra i quali una vera e propria possibilità di partecipazione concreta e reale alla gestione societaria. Si tratta infatti di un sistema di governo estremamente democratico. Ogni quattro anni, tutti i soci possono eleggere il Presidente del Barcellona, che ha diretti poteri decisionali. E, secondo le normative interne della società catalana, gli azionisti possono intervenire nell’Assemblea Generale e approvare il bilancio. La struttura societaria è, dunque, completamente estranea rispetto alle realtà che governano il calcio italiano. La differenza più evidente rispetto ai club nostrani è rappresentata dal fatto che ogni socio può, esercitando i propri diritti, entrare nei processi strategici e nelle decisioni della gestione, che rimane comunque appannaggio dei vertici manageriali, ricoperti inoltre da persone completamente al di fuori del mondo del calcio, con competenze unicamente economiche e finanziarie. In particolare, gli incaricati dell’area sociale e dei rapporti istituzionali del club si occupano di sviluppare relazioni con gli investitori locali e con i soci catalani e stranieri, facendo sentire, “importanti” i piccoli azionisti.


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