Il momento dei chiarimenti

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 Dalla Gazzetta dello Sport:

Siamo romani. E ci piace parlare papale papale. Senza tante smancerie. Lo aveva fatto Ranieri, alla vigilia della sconfitta di Cagliari. «Detto senza tanti giri di parole, non siamo da scudetto. Al massimo da Champions». Lo ha fatto Totti, dopo la prova deprimente di Monaco. «Abbiamo rispolverato il catenaccio…». Mettendoci pure la solita dose di sarcasmo. Perché «la battuta me piace», come al Finocchiaro di Compagni di scuola, il film cult di Verdone. E allora, ha aggiunto beffardo Totti, «sembravamo il Villa Gordiani (quartiere di Roma sulla Prenestina, ndr) ». Tra romani… Ecco. Questa per dirla tutta, ma soprattutto per spiegare come ci si intende tra romani. «Ci si capisce al volo, senza troppi preamboli, ha spiegato lo stesso Totti in un lungo comunicato pubblicato ieri sul suo sito per chiudere l’«incidente diplomatico» con Ranieri.

«Ero con alcuni tifosi lontano dalla stampa (ma non abbastanza, ndr) e in quel momento ho solo risposto ad un’affermazione sull’incontro in modo tipicamente romano, che come i romani sanno è espressivo e colorito». Poco più che una battuta. Dunque, nessun caso. «Il dialogo di un calciatore con il proprio allenatore è quotidianità e ancor più se sei il capitano della squadra: questo sempre, indipendentemente dai risultati. È una comunicazione giornaliera e costante. Ma con Ranieri si va anche al di là di un semplice confrontarsi — spiega Totti —. È un rapporto decisamente stretto e vero quello che si è creato: il nostro è un dna di romani e romanisti, un filo conduttore che lega chi parla la stessa lingua». E preferisce parlarsi papale papale, anche a costo di restarci male lì per lì. Certo, c’è modo e modo. «Quando perdo le partite sono il primo ad essere dispiaciuto, come tifoso e calciatore. Vorrei vedere la mia squadra giocare sempre a viso aperto contro tutti».

Non che Ranieri impazzisca per il catenaccio. «Teniamo entrambi a questa maglia — chiosa Totti —: ne siamo i primi sostenitori e come tali ci comportiamo». Ora con la Sensi Volemose bene, dunque. Ma le precisazioni di Totti — una sua iniziativa, comunicata alla società anche per aggirare il silenzio stampa — non cancellano l’amarezza di Ranieri. L’allenatore non ce l’ha con il capitano — col quale si è chiarito, pur mantenendo certe spigolosità —, è sorpreso dal comportamento della società: l’assist del silenzio imposto ai giocatori non gli è bastato. Si sarebbe aspettato di più: un segnale pubblico da Rosella Sensi, un pizzico di solidarietà, che non lo lasciasse solo in pasto alle critiche, unico colpevole dell’ennesimo psicodramma romanista. Anche se lui oggi dirà che è felice e sereno. Ovviamente.


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