Parma-Roma, che me ‘nvento? ‘A Lazio, ce penso o nun ce penso? E Parma, li fa sei mila cristiani?

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 VIA ALLEGRI, TRIGORIA, PARMA. Che venerdì. Parma-Roma alle porte e talmente tanti avvenimenti concentrati in poche ore che si rischia di perderne di vista qualcuno. Con ordine. Inizio con sorpresa: la manifestazione in via Allegri organizzata dai tifosi giallorossi attraverso un tam tam avvenuto via radio e internet era annullata fino a ieri sera. Salvo rendersi conto – storia fresca di stamattina, ore 10 – che sotto la sede romana della Federcalcio si sono presentati 400 tifosi capitolini: numero abbattuto in maniera esponenziale dalla cancellazione annunciata il giorno prima ma comunque tale da poter dire che – alla fine – la manifestazione c’è stata. Contestazione pacifica che ha avuto la capacità di mettere insieme più di un motivo di protesta: da Pierluigi Collina alla Lega Calcio passando attraverso il Ministro dell’Interno Roberto Maroni. Rei, personaggi ed entità, di essere in un caso la personificazione di una scelta (quella di affidare all’arbitro Damato la gara tra Roma-Sampdoria di settimana scorsa) che ha fatto chiacchierare molto nel post partita a causa di decisioni dubbie assunte dal fischietto. “Damato li mor… tua e di chi ti ha mandato”: era uno dei cartelli esposti, rende bene il senso dell’evento. Nell’altro caso – la protesta nei confronti di Maroni – si è voluto rimarcare l’inefficacia e l’inutilità – a detta del tifo capitolino, di qualche giorno fa il comunicato specifico della Curva Sud – della Tessera del Tifoso per così com’è pensata.
 TUTTUNO. In concomitanza, a Trigoria, cominciava l’allenamento della Roma. L’ultimo, prima della partenza in pullman verso Parma. Claudio Ranieri con la rosa al completo e ampia posssibilità di pescare all’interno dei 21 convocati. A casa, solo Alexander Doni e Faty. La seduta è cominciata alle 10.30, sotto lo sguardo vigile e la voce baritonale di 30 supporters giallorossi che hanno preferito fin da subito l’opzione del Fulvio Bernardini a quella di via Allegri, e si è conclusa verso mezzogiorno. A quel punto, diverse decine di altri sostenitori della Magica s’erano portati dai luoghi della manifestazione a Trigoria. Per fare doppietta. A seguire, Ranieri in conferenza. Che, anche stavolta, qualcosa di interessante – e che non fosse strettamente connessa alla gara contro i ducali, che tanto lui la formazione non la dice – l’ha rimarcata.  Come – ad esempio – il fatto che alla terzultima di campionato sia anomalo giocare ancora, la prima e la seconda in classifica che hanno un punto di differenza, una un giorno e una l’altro. Sistema sportivo – dice Ranieri – poniti delle domande. Ancora: “Noi e i tifosi siamo un tuttuno, il tifo sa che il gruppo ha bisogno di tutto l’aiuto possibile e con la forza l’energia che ci dà il nostro pubblico possiamo farcela“. Che mentre si prodigava a rispondere alle domande della stampa, il testaccino li sentiva – là fuori – cantare e osannare i suoi calciatori. Lui stesso. Per quel modo di essere e di fare che lo capisci subito, quanto sia chino e concentrato su un obiettivo solo. Ranieri, voglio dire. Uno che per la Roma ha iniziato a dare il massimo fin dal primo minuto che s’è messo la tuta da allenatore:  non conta il tipo di divisa che si indossa. Importano solo i colori marchiati sopra. Indirettamente – con il modo di fare – e poi direttamente – con le parole – Ranieri ha indicato la via: “Noi abbiamo gettato le basi per un programma futuro: quello di avere una squadra che lotta sempre. Questo vuole il tifoso giallorosso“. Ma quanto si divertirà, in fase di campagna acquisti? Pranzo, pausa, riposo e partenza.
 DAJE, A TRA POCO. Alle 16.25 la squadra attraversa in pullman una marea giallorossa di due centinaia di persone. Cantano “Roma, Roma, Roma core de ‘sta città” intanto che l’autista cerca di sgusciare via e la squadra raccoglie l’ovazione con saluti ricambiati, sorrisi, sguqrdi penetranti che sono come garanzie. Mentre l’orizzonte si inghiotte il bestione di locomozione, si formano caroselli improvvisi che scortano il mezzo per i primi metri. Clacson e strombazzate. Come a dire “Daje” e “Ci si vede tra qualche ora, a Parma”. Nel tardo pomeriggio, comincia a riaffacciarsi il silenzio che tanto – e tanto stranamente – ha caratterizzato la Capitale in quest’annata di soddisfazioni vissute in maniera intensa e poi prontamente messe in corner. Per scaramanzia, mica per altro. Per la voglia di fare festa in una volta sola. Che sia in campionato, che sia nella Coppa Italia (la finale di mercoledì 5 maggio contro l’Inter fa già registrare un Olimpico quasi tutto esaurito. Solo 2700 i biglietti ancora disponibili). Bazzecole, scorta che andrà a esaurirsi nelle prime ore di lunedì, visto che le vendite riaprono il 3 maggio alla mattina. C’è tempo per pensarci, anche perchè a una manciata di distanza da qui alle 18 di domani pomeriggio, sono in 6 mila a dover capire come e quando mettersi in moto per evitare le code di un week end festivo e non perdere neppure un istante di vita vissuta di un sabato Primo maggio che, quest’anno, è “anche” la Festa dei lavoratori. Oltre a essere l’appuntamento da calendario di Parma-Roma.
 PENSIERO PIU’, PENSIERO MENO. Arriva sera, a che vuoi pensare. Butti una riflessione sulla formazione. Magari stavolta li vedi tutti e quattro – Menez, Vucinic, Toni e il Capitano – anche se Totti pare destinato alla panchina. Scelta tecnica? Col fischio! Solo precauzione, in vista della Coppa Italia: lì – sicuro – il 10 gioca. Poi, c’è Philippe Mexes: pare lui, stavolta, il candidato ad affiancare Nicolas Burdisso. Perchè Juan, in settimana, non s’è allenato troppo e non foss’altro – viene da dire – perchè una ricompensa doverosa per quel pianto che ha toccato nell’intimo ciascun romanista, la merita a prescindere. L’altro ballottaggio è tra Taddei e Menez. Intanto che si scurisce la sera. A che vuoi pensare. Butti un’altra riflessione sul fatto che ti ritrovi a sperare in un sacco di cose. Che se la Lazio vincesse, magari; che se la Lazio perdesse, magari come sempre; che se la Lazio pareggiasse, magari. Che, a furia di pensare “magari” arrivi quasi a correre un rischio che è lì lì per farti capitombolare. Finisce che pensi alla Lazio. Che – in fin dei conti – va bene tutto, ma questo mai. Però, in mezzo al casino che m’hai combinato quest’anno – emozioni, palpiti, patemi, sogni, paure, tremolii e intensità che non me le ricordo uguali – ci hai messo pure questo. Roma mia. Ci sta Lazio-Inter. E io – maledizione – che me devo mette’ a sperà? Mejio che lasso perde. Che penso solo a te. Però mi trastullo. ‘Na cosa nun me torna: ma Parma quanti abitanti fa; ce stanno, tutto l’anno, 6 mila cristiani?


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