Mondiali 2010 – Italia, scelte fatte. Lippi: perchè?

 In attesa dei calciatori della Roma – Totti?, Toni?, De Rossi, Perrotta – la Nazionale italiana che si appresta ad affrontare i campionati del Mondo del 2010 è più o meno fatta. Tra convocazioni sconcertanti e defezioni eclatanti. Il passato, la Storia, dovrebbero essere considerati alla stregua di “maestri di vita”, come dicevano i nostri antenati latini. Benissimo. Viene da chiedersi allora cosa abbia imparato il Signor Marcello Lippi dalle cocenti delusioni patite da nazionali a fine corsa come è quella che il ct si appresta ad allestire in vista dell’avventura in Sud Africa, un’esperienza che si preannuncia “mordi e fuggi” come quei safari confezionati ad uso e consumo dei turisti tanto in voga laggiù. Anziani (almeno calcisticamente parlando) e appagati oppure giovani spremuti e ancora non molto affidabili sono il tratto saliente di un manipolo di pre-selezionati che più che farci ben sperare deve farci “sperare in bene”, ossia puntare almeno a salvarci la faccia.

Trigoria, quella roba tra Lazio-Inter negli occhi di squadra e tifosi

 La Roma c’è, presente a Trigoria in tutto il suo splendore. Di una squadra al completo e in ottima condizione di forma, di una società che procede a testa alta verso un finale di campionato farsesco, di Claudio Ranieri che – dopo il non gioco della Lazio nel corso della gara contro l’Inter – continua a ripetere due parole. Cantilena ma pure riferimento imprescindibile del testaccino-pensiero. “Non molliamo”. L’opportunità per cancellare il vergognoso affronto subito è lì alle porte: l’Inter centra poco o nulla, per carità, ma la finale di Coppa Italia, a questo punto, diventa un obiettivo ancora più desiderato. La sessione di allenamento al Fulvio Bernardini si è svolta in uno sfondo che non poteva essere esente da quanto visto ieri sera. L’Olimpico sembrava San Siro, i laziali – improvvisamente – tutti interisti, l’undici biancoceleste tramortito in quella voglia di  fare bene e nella paura di dover pagare il prezzo di una contestazione paradossale. “Se segnate ve menamo”, cantava la curva Nord aquilotta: ai propri giocatori!

Totti: “Ci saremo fino alla fine”

 Da Il Messaggero

«C’eravamo, ci siamo e ci saremo fino alla fine». Questo è. Francesco Totti non vuole lasciare niente a nessuno e va oltre il risultato di Lazio-Inter. Perché lo spirito che deve accompagnare i giallorossi in questo finale di stagione deve essere quello di Parma. La Roma, proprio allo stadio “Tardini”, ha ripreso a correre, anche e soprattutto grazie al capitano: secondo gol consecutivo e stavolta Francesco se lo gode perché la sua squadra ha portato a casa i tre punti, non come contro la Sampdoria. Un gol a pallonetto, il suo. Pallonetto, lo chiamiamo così, sperando che non si offenda nessuno. Siamo nell’epoca in cui l’aggancio, se delicato e bello, è al cachemire, la spallata è diventata la sportellata e il pallonetto è sempre il cucchiaio.

Lazio-Inter: ecco come l’hanno “vista” Totti, Perrotta, De Rossi e Ranieri

 Da La Gazzetta dello Sport:

Totti ad una certa ora si è messo sul divano con i pupi in braccio e le pantofole ai piedi, e ha sintonizzato sulla partita con lo stesso distacco con cui avrebbe infilato nel lettore dvd un film cecoslovacco. Perrotta è andato direttamente al cinema, come aveva promesso. Pare lo abbia ispirato il nuovo film di Favino, Cosa voglio di più. Salvo pensare, all’uscita, dopo aver riacceso il cellulare, che sarebbe stato meglio intitolarlo Cosa voleva di più. Ma tanto lo sapeva. Vucinic è rimasto a casa a massaggiarsi i muscoli e accarezzare il pancione di Stefania. Ranieri l’ha vista, ma col consueto aplomb inglese, reso ancora più composto dalla qualità della cucina di Rosanna, la moglie.

Pizarro: “Siamo soli, contro tutto e tutti”

 Da Il Messaggero:

Prima del recupero al Tardini, Luis Jimenez, centrocampista cileno, prende il secondo giallo e finisce la partita in anticipo. Lui, ex talentino dell’Inter e della Lazio, è l’immagine dell’agonismo, sano ci mancherebbe, del Parma nell’anticipo contro la Roma. David Pizarro sorride ripensando alla voglia del suo connazionale di fare lo sgambetto alla Roma. Ma diventa serio quando dice: «Noi siamo soli, lo avete capito? Soli contro tutto e tutti». Il mediano, finito in panchina per il solito fastidio al ginocchio, si prepara alla finale di Coppa Italia, mercoledì sera con l’Inter.

Totti, marchio di fabbrica

 Da Il Tempo:

L’ultimo ad arrendersi. Sempre. Francesco Totti è il simbolo di una Roma che continua a crederci. Prima della imbarazzante passerella nerazzurra con la Lazio all’Olimpico, i giallorossi avevano fatto il loro dovere sabato nell’anticipo a Parma e si erano guadagnati 24 ore e «spicci» di primato in classifica. Un 2-1 con il marchio indelebile del capitano. Suo il gol del vantaggio, segnato con una facilità innaturale, suo l’assist telecomandato per il raddoppio di Taddei. Due acuti di un solista intramontabile in un’orchestra che, per forza di cose, inizia a stonare. La rimonta miracolosa sull’Inter ha tolto energie fisiche a un gruppo che però con la testa continua a restare aggrappato al pezzo nonostante le speranze a due giornate dalla fine siano ridottissime.

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