“Per ora non c’è alcuna ipotesi di accordo. Allo stato non esiste alcuna trattativa tra le parti”: Unicredit pare intransigente. Il patto con Italpetroli, auspicato dal Presidente del Colleggio degli arbitri Cesare Ruperto, sembra ancora lontano. Nonostante la tempistica abbia scadenza ravvicinata. Diciassette giorni. Prima di capire e conoscere i destini della A.S. Roma, ovvero l’asset più ghiotto che sta nelle mani di Rosella Sensi e al quale Alessandro Profumo potrebbe davvero pensare di attingere per assicurarsi quel credito regresso che la banca continua a vantare. Ci sono tempi e date, ed è un passo avanti. Ciò non significa – attenzione – che il futuro giallorosso sia roseo.
Positivo, certo, il fatto che si sia schiuso l’uscio e, per una volta, proviamo a guardare attraverso.
Primo dato: se entro il 23 giugno le parti riusciranno a raggiungere un’intesa, verrà immediatamente depositato il lodo arbitrale senza ulteriore necessità di proseguire nella discussione. Secondo dato, evidente: non ci fosse una conciliazione, deciderebbe il collegio arbitrale.
I fatti sono ormai noti: non foss’altro perchè il triangolo Unicredit-Italpetroli-A.S. Roma è stata per troppo tempo cantilena che continuava a ripetersi, matassa senza bandolo.
In realtà, il club giallorosso è sano a tutti gli effetti: secondo in campionato nell’ultima stagione, in linea con i parametri delle società calcistiche e in salute anche dal punto di vista economico. La falla non s’è creata certo nell’imbarcazione giallorossa. Semmai, quello capitolino è un salvagente del vascello Italpetroli a cui Unicredit – imbarcata dalla famiglia Sensi – ha tutta l’intenzione di aggrapparsi per mettersi in salvo. Tradotto: solo la A.S Roma potrebbe garantire – con una eventuale cessione – di cancellare buona parte degli oltre 325 milioni che pareggerebbero i conti.