Montella torna a casa

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 Dal Messaggero:

«E Vincenzo Montè, e Vincenzo Montella olè». Il coro è già nell’aria. E’ lo stesso che Francesco Totti ha intonato al suo nuovo mister quando si è presentato, fresco di nomina, negli spogliatoi di Trigoria e quello che il mister ha sentito a Bologna da quei pochi tifosi giallorossi residenti in Emilia. E’ il coro che, Montella, sentirà anche domani pomeriggio quando si affaccerà sul terreno dell’Olimpico. Ma stavolta i tifosi che lo acclameranno saranno molti, molti di più. Lui sì, sarà applaudito, qualcun altro verrà contestato, almeno così si è appreso in questi giorni.
Vincenzo però è l’idolo da sempre. Anche se oramai è un uomo che si avvicina alla quarantina, per la gente resta sempre Vincenzino. Per lui domani sarà un giorno particolare: sarà la prima all’Olimpico, il suo stadio per definizione. E’ vero, ha detto che l’esordio da tecnico era meglio farlo in trasferta, vista la situazione di tensione generale che si respirava in città, ma adesso Montella non vede l’ora di prendersi l’abbraccio della sua gente.
L’Olimpico per l’Aeroplanino è lo stadio dei sogni. Qui a Roma, ha segnato le sue prime reti in serie A: aveva la maglia della Sampdoria e con una doppietta annichilì i giallorossi di Carlos Bianchi. Un 1-4 che ancora rimbomba alle pendici di Monte Mario. Qui a Roma ha vissuto le emozioni più importanti della sua carriera: lo scudetto, gol belli e importanti. Tanti voli sotto la Sud. I derby firmati da lui, quella doppietta nella prima stracittadina di Capello, il poker alla Lazio di Zaccheroni, la rete a pallonetto a Sebastiano Rossi l’anno dello scudetto, un gol al Barcellona in Champions League e tanti altri. Senza dimenticare ovviamente il gol scudetto contro il Parma: la zampata del 2-0 a Buffon tranquillizzò un po’ tutti quel 17 giugno del 2001. E domani la Roma gioca proprio con i gialloblù. Non quel Parma, che aveva Cannavaro e Thuram in difesa, sicuramente più forte di questo. Ma la testa andrà sicuramente al quel lontano giugno 2001. Montella non vede l’Olimpico dal 16 maggio del 2009, ultima sua stagione da calciatore professionista. Spalletti lo fece entrare al 40’st al posto di Perrotta: la Roma giocava contro il Catania (4-3).
Lui ancora non sapeva che sarebbe stata l’ultima. Poi lo ha scoperto e, conoscendolo un po’, nemmeno si ricorderà che proprio quel giorno aveva salutato l’Olimpico senza saperlo. L’ultima rete qui a Roma, invece, risale a tre anni prima. Era il 10 ottobre del 2006: Roma-Empoli 1-0, rete di Montella dopo 23 minuti di gioco, assist di Tonetto. Poi il ritorno a Genova con la maglia della Samp e due anni a Roma senza troppa gloria, sotto la guida di Spalletti, che ormai non lo vedeva più troppo anche se Vincenzo, non va dimenticato, aveva diversi problemi fisici. Domani entrerà in giacca e non ruberà più il pallone all’arbitro, mostrando quella voglia di giocare, tipica dei bambini. Prenderà appunti, metterà le mani in tasca, farà le scelte da allenatore che potranno far arrabbiare qualcuno come un tempo si arrabbiava lui. Magari Borriello gli terrà il broncio per vedersi preferito Totti dal primo minuto. Oppure Brighi potrà essergli riconoscente perché titolare al posto di Simplicio. Giocherà ancora una volta con il 4-2-3-1, con il rientrante Juan al fianco di Burdisso (Mexes è squalificato) anche se stavolta importa poco. Quello che conta è che si sentirà davvero a casa. All’Olimpico. E l’emozione magari sarà doppia.


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