Italpetroli, Unicredit, Rosella Sensi: dove eravamo rimasti?

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Altro capitolo inerente alla vicenda societaria della A.S. Roma, a seguito dell’assemblea degli azionisti di Italpetroli della quale rendiconta Il Romanista edizione odierna:
E’ durata solo un’ora e quaranta minuti l’assemblea degli azionisti di Italpetroli, convocata in seguito alla richiesta di chiarimenti presentata dai sindaci e dai revisori dei conti e riguardante l’approvazione dell’ultimo bilancio. La richiesta è stata presentata direttamente alla proprietà perché a loro volta sindaci e revisori dei conti dovranno rispondere a Unicredit. La banca, che di Italpetroli è azionista al 49% e principale creditrice, contesta la ritardata presentazione del nav (patrimonio netto) nell’approvazione dell’ultimo bilancio, che non ha tenuto conto secondo Unicredit dell’uscita di Piazza Cordusio dall’accordo di riscadenzamento del debito avvenuta il 4 giugno. All’assemblea, che si è tenuta nella sede di Italpetroli di Via Cave Aurelia, era presente anche un rappresentante di Unicredit (non l’avvocato Cappelli). Ascoltate le richieste di chiarimento presentate da sindaci e revisori dei conti, s’è deciso di aggiornare l’assemblea al 23 di questo mese. Ma in discussione c’era anche il “rosso” del bilancio 2008 di Italpetroli, che non è stato colmato. Nulla di fatto quindi per quanto riguarda la ricapitalizzazione della holding della famiglia Sensi che detiene il 67% della As Roma.

Gli azionisti (51% Sensi, 49% Unicredit), riuniti ieri, hanno preso atto che la situazione patrimoniale non è più sostenibile, dal momento che le perdite (33 milioni di euro a fine 2008) hanno superato un terzo del capitale sociale. Codice civile alla mano, questo significa che l’assemblea è chiamata ad abbattere il capitale e ricostituirlo con un aumento. La riunione, come detto in precedenza, è stata riaggiornata in attesa di capire quali interventi intraprendere. Il clima, tra l’altro, pare non sia stato affatto sereno. Durante l’incontro di ieri la discussione ha visto i soci su posizioni mai così distanti. Il rappresentante di Unicredit avrebbe rilevato come, dato il mancato pagamento di alcune rate del debito, siano saltati i presupposti dell’accordo. L’accento va ora posto sul riassorbimento del debito e Unicredit, non disposta a immettere nuove risorse nella società per ricapitalizzare, sta facendo pressione sui Sensi affinché cedano gli asset.


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