Pelizzoli: “Frasca diventerà un grande portiere. Io come Julio Sergio, ma è meglio Doni”

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 Ivan Pelizzoli, ex portiere giallorosso, in una intervista a Il Romanista ha parlato del suo record di imbattibilità superato dall’attuale portiere della primavera giallorossa Valerio  Frasca: «Fa molto piacere per questo ragazzo, i record  servono anche per essere battuti ed è bello se a togliertelo è un ragazzo diciottenne, di prospettiva.  Speriamo di vederlo spesso tra i pali della prima squadra».
Valerio, diversamente da te, è un portiere di statura non eccelsa. Intorno al metro e 80. Si può diventare grandi anche se non altissimi?
«Se uno è bravo gioca e fa  bene anche se è alto un metro e 80. Non ci devono essere  preclusioni di questo genere  e di alcun tipo. Vedrete,  emergerà anche se non è imponente fisicamente».
Frasca, tra l’altro proprio  oggi (ieri, ndr) ha ricevuto  la convocazione  dall’Under 19 azzurra. Gli  vuoi mandare un  messaggio?
«Davvero? Certo che glielo  mando. E’ una bella soddisfazione per lui e anche per  il settore giovanile della Roma.  Gli voglio fare un in bocca al lupo sincero».
Quali consigli ti senti di dare all’estremo  difensore della Primavera giallorossa?
«Valerio deve stare tranquillo e non farsi prendere  dall’ansia per questo primato che sta portando  avanti. Ma so benissimo che non è facile  perché anch’io non ero tranquillo. Deve restare sereno in tutto e per tutto. Non deve demoralizzarsi  se questo gol prima o poi arriverà.  L’importante è andare avanti con l’obiettivo di divertirsi e migliorare sempre».
Cosa ricordi del torneo 2003/04, quello del  tuo primato d’imbattibilità?
«Che arrivammo al secondo posto e si rivelarono  fondamentali, in negativo, le due partite che  perdemmo in casa e in trasferta con il Milan.  Rappresentarono la chiave di quella stagione».
Delle tue otto partite senza incassare reti, quei 773’, ricordi qualcosa di particolare?  Un episodio curioso?
«Posso dirti di quando abbiamo perso l’imbattibilità  difensiva, all’Olimpico contro il Lecce.  Vincevamo tre o quattro a zero (tre a zero con  le reti di Mancini, Carew e Totti, ndr), questo non lo ricordo bene, e per i salentini fece gol  Chevanton a due minuti dalla fine. Tutto lo stadio  si alzò per applaudirci, a me e ai miei compagni  che contribuirono comunque al record.  Una cosa da far venire i brividi e uno dei ricordi più belli che porterò sempre con me della parentesi  con la Roma».
Quale bilancio puoi tracciare dei tuoi  quattro anni a Trigoria?
«Sono stati quattro anni tra alti e bassi, che però mi hanno insegnato molto e sono stati importanti  per il prosieguo della mia carriera. A  Roma sono stato benissimo, i tifosi sono eccezionali.  Un’esperienza utilissima. In giallorosso ho vissuto tutte le sensazioni che può provare  un calciatore nell’arco della propria carriera.  Belle e brutte, è normale, ma che comunque  rimarranno indelebili nella mia vita».
Stai seguendo la Roma attuale, le sue  vicissitudini?
«Un po’ la sto seguendo, non tutte le domeniche  ma comunque spesso. In serie B giochiamo  il sabato, quindi la domenica se non portiamo  a spasso le bambine (ha due figlie, ndr) capita  che guardo qualche partita dei giallorossi. Hanno avuto qualche difficoltà, peraltro comprensibile,  dovuta al cambio di allenatore. Ma  adesso sta andando meglio, può fare anche  molto bene».
A tenere banco, da  qualche settimana a  questa parte, è anche il  discorso del portiere con  Julio Sergio che, da terzo  che era, è diventato  titolare. Qual è la tua  impressione?
«E’ una situazione poco frequente, ma qualche volta  capita. E’ accaduto anche a me ad inizio carriera, con la  maglia dell’Atalanta. Fontana   si ruppe un dito in ritiro,  Pinato che era il secondo  si strappò ad una coscia.  Allora fui promosso io, che  ero il terzo portiere in rosa,  e restai titolare. Ci tengo però a dire una cosa: Julio Sergio è bravo e sta facendo bene, ma io  preferisco di gran lunga Doni. E’ un altro tipo  di portiere, di un altro livello».
Cosa servirà a Doni per tornare titolare?
«Mettersi li a lavorare a testa bassa senza far  storie. In una situazione simile bisogna reagire  e dimostrare, in allenamento, di essere il numero  uno. Arrabbiature e discussioni non servono.  Bisogna restare tranquilli».
Domenica ad attendere la squadra di Ranieri c’è il derby con la Lazio. Che  sensazioni trasmette una partita così?
«E’ una di quelle sfide, anche in altre città ma soprattutto a Roma, che aspetti tutto l’anno,  che se riesci a vincerle trasmetti ai tifosi una gioia incredibile. Non è una partita come tutte  le altre, ne respiri l’aria prima durante e dopo i 90’ di gioco».

La Roma arriva alla stracittadina in un  momento decisamente migliore di quello  dei biancocelesti. Te la senti di dare un  pronostico?
«Spero che vinca la Roma, è naturale».


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