Teotino: “La procedura di vendita della Roma è poco trasparente”

di Redazione Commenta


Da LaSignoraInGiallorosso.it:

Difficilmente la Roma verrà rilevata da un acquirente straniero. E’ l’opinione di Gianfranco Teotino, noto giornalista ed esperto di sport management, il quale in un’intervista rilasciata a ‘La Signora in Giallorosso’ ha parlato della situazione economico-finanziaria del calcio italiano.

Si parla sempre più spesso della mancanza di competitività del calcio italiano; è possibile tuttavia individuare un punto di forza nel nostro sistema?

“Il punto di forza del calcio italiano è certamente rappresentato dai diritti televisivi interni, quelli cioè che fanno riferimento al mercato nazionale. In questo ambito siamo bravissimi e riusciamo ad ottenere ricavi pari agli inglesi e addirittura superiori rispetto ad altre realtà importanti come Spagna e Germania. Lo sfruttamento dei diritti televisivi, tuttavia, ha rallentato la crescita di altre fonti di ricavo, come quelli derivanti dallo stadio, il marketing e il merchandising, determinando l’attuale mancanza di competitività”.

Questa mancanza di competitività può essere recuperata con stadi di proprietà?

“Considerando che i nostri impianti sono a livello di terzo mondo, la necessità di costruire nuovi impianti è indiscutibile; ma il ritorno economico potrebbe non essere così immediato, poiché in Italia ormai manca l’abitudine a vivere lo stadio”.

La difficoltà nel costruire stadi nuovi è legata alla bassa capacità di spesa dei presidenti?

“Non credo: penso che il discorso della mancanza di risorse economiche vada ridimensionato. I presidenti non devono necessariamente investire fondi propri, ma cercare di coinvolgere nel progetto i privati e altri enti come l’istituto del credito sportivo. Se si realizza un buon business plan, i finanziatori possono essere trovati. Il problema principale è che in Italia le procedure da seguire per ottenere le autorizzazioni sono lunghissime. La stessa Juventus, pur essendo un modello in Italia da questo punto di vista, ha iniziato il progetto stadio quasi dieci anni fa”.

L’auspicabile approdo di investitori stranieri nel nostro calcio potrebbe essere compromesso da queste  carenze?

“Il problema purtroppo non riguarda soltanto il calcio. In Italia non c’è convenienza ad investire in nessun settore perché è difficile prevedere i tempi di rientro del capitale inizialmente investito. L’incertezza politica, la crisi economica e la mancanza di una legislazione idonea poi non contribuiscono a rendere le cose più facili. Un motivo per cui si potrebbe investire nel calcio italiano è che siamo talmente arretrati che non si può che andare meglio”.

Quindi l’acquisto della Roma da parte di un gruppo straniero è una chimera?

Difficile che possa avvenire, anche se le potenzialità ci sarebbero. Qui la situazione è però ulteriormente complicata da una procedura poco trasparente. Il club è in vendita ormai da mesi, ma le modalità hanno previsto tutta una serie di passaggi  farraginosi che non hanno contribuito a fare chiarezza sulle  complicate situazioni legate alla società As Roma (come ad esempio il rapporto tra società controllate e controllanti, il contratto di lease-back con ad oggetto il centro sportivo di Trigoria e così via). Tutto questo può aver contribuito ad allontanare i potenziali acquirenti. Il confronto con il Liverpool è indicativo: lì la società, nonostante la gestione truffaldina dei precedenti proprietari, è stata venduta in tempi brevi e nella massima trasparenza”.


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