Pecoraro (Prefetto di Roma): “I problemi nel derby arrivano con buio”

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 Giuseppe Pecoraro, Prefetto di Roma, ha concesso un’intervista al Corriere dello Sport:

«Roma è una citta accogliente e tra le più sicure d’Europa». Il nostro incontro con il Prefetto della Capitale comincia da qui. Perché questa bella immagine di Roma ci dà lo spunto per la prima domanda. Si parla di sport, di calcio. E il prefetto Pecoraro sorride: tifa Napoli e non ne fa mistero. Si informa e ci confida che talvolta il canale con De Laurentiis è diretto. Messaggi chiari sul calcio. Eccoli.
Roma accogliente e sicura. Sente di poter estendere questo giudizio anche in ambito sportivo?
«Assolutamente sì se penso ai grandi even ti. Quelli del passato e i recentissimi, la fina le di Champions League, quella di Coppa Ita lia, i mondiali di nuoto. Roma può organizza re qualsiasi manifestazione a livello sportivo ed essere capitale. Magari ci dessero le Olim piadi del 2020, sarebbe un’altra grande sfida e questa città la vincerebbe. Il problema so no solo alcune partite di calcio. E su tutte il derby».
Ci spieghi meglio.
«Beh, io ho dovuto anticipare il derby di ri torno dello scorso campionato perché aveva mo segnali preoccupanti: finché c’è stata la luce è andato tutto bene, i problemi sono ar rivati con il buio. Ecco, il derby rischia sem pre di innescare una rivalità negativa che non fa bene alla città e alle due società».
Vuole dire che dobbiamo dire addio alla stracittadina romana in notturna?
«No, perché non mi piace esprimermi in termini così assoluti. Certo ci aspettiamo dei segnali per dire sì al derby di notte».
Quali?
«Segnali non solo dalle tifoserie. Dai club, dai giocatori. Perché vorrei dire una cosa. In questo processo più generale di maturazione contano i segnali che arrivano dai giocatori. E io auspicherei che gli organi sportivi, di fronte a certi eccessi, a certi gesti anche re centi in campo, prendessero provvedimenti con squafiliche. Pensate all’episodio Totti-Ba lotelli? Io non faccio nomi. E poi parliamoci chiaro, il problema non è uno. Può esserci Totti, Balotelli, il “mio’ Lavezzi: l’importante è che per i gesti violenti, come per le simula zioni, arrivi un segnale. Non una squalifica esemplare, anche un solo turno di stop. C’è bisogno di cambiare per crescere nel calcio. Lo sento dire in questi giorni, soprattutto do po la figura ai Mondiali. Anche queste cose che sto dicendo servono a crescere».
Temete che l’attuazione della tessera del tifoso crei problemi seri?
«Ho parlato con il nuovo questore Taglien te, siamo stessa lunghezza d’onda non da og gi. Abbiamo scritto insieme i decreti Pisanu quando eravamo al Viminale: il nostro obiet tivo è togliere dallo stadio le forze dell’ordine e gli scalmanati e farvi rientrare le famiglie e i bambini. Bene dunque gli steward e le ini ziative che vanno in questa direzione: come la tessera del tifoso, che partirà dalla prima giornata e che ha l’obiettivo di far entrare chi ama la sua squadra e non chi ci va per fare di sordini. Per essere chiaro, gli ultrà allontana no la gente dagli stadi e la chiudono in casa davanti alle tv. Mentre il calcio è degli stadi, è lì che va visto. Lo dico anche da tifoso».
Le frange estreme del tifo capiranno?
«Io me lo auguro. Perché dico chiaro che se questo sarà un pretesto per alzare il livello di scontro con le Forze dell’Ordine, non faremo sconti a nessuno. L’obiettivo è portare la po lizia fuori e le famiglie dentro, restituire al­l’Olimpico il ruolo di luogo di sport. Ma pochi scalmanati non posso cambiare l’immagine di Roma sportiva danneggiandola».
Roma non è solo calcio. Ora si parla del Gran Premio di F1. La sua posizione?
«Non devo avere una posizione su questo, è una cosa che devono decidere le attività cit tadine. Io non temo il Gran Premio, temo per quello che lascia in terra…».