De Rossi si è perso mentre cercava la Roma

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Indice puntato verso Daniele De Rossi. Dalle pagine de Il Romanista, infatti, si snoda una lunga e dettagliata analisi inerente alle prestazioni del centrocampista giallorosso che fatica a garantire prestazioni convincenti come nei tempi migliori. De Rossi avrebbe, secondo il quotidiano, smesso di essere un trascinatore e di garantire quella preveggenza tattica tipica dei migliori. Con la squadra che si è sfaldata, in definitiva, il primo a perdersi è stato proprio il centrale romano. Nonostante i numeri delle prime partite di campionato lo escludano dalla lista dei peggiori, De Rossi viene spronato a dare e fare di più perchè uno come lui – sempre e a prescindere – ha la capacità di essere un trascinatore per ciascun elemento della rosa. Testuale:


Non è più la stessa giugulare. Perché possono esserci mille motivi per spiegare il momento della Roma. Motivi che possono essere opinibabili, ma uno di sicuro no. Daniele De Rossi, appunto. Che fine ha fatto il centrocampista a tutto campo per il quale la Roma ha rifiutato offerte da decine di milioni? Cosa sta succedendo a questo ragazzo che in passato si metteva in mezzo al campo e capiva tutto prima degli altri? Dove è finito il trascinatore cuore e giugulare, il capitano del futuro, il giocatore incedibile, parola della dottoressa Sensi? Non sono domande figlie della pessima prestazione di ieri. Fosse così, sarebbero pretestuose, ingiuste e fuori tempo. Sono, al contrario, domande che rappresentano l’inevitabile e naturale conseguenza di un De Rossi che da tempo, troppo tempo, non riesce a giocare come può e sa. E il problema è solo romanista, nel senso che poi quando il biondo va in Nazionale spesso e volentieri lo si vede tornare il centrocampista a cui ci eravamo abituati negli anni scorsi, il giocatore in grado di fare la differenza. Questo De Rossi con la maglia della Roma non si vede da tempo. Sono i suoi occhi, nel dopopartita, a certificarlo in maniera inconfutabile, occhi che dicono come per lui in questo momento sia meglio non parlare, altrimenti sarebbe costretto a raccontare qualche bugia. Dunque, cosa gli sta succedendo? In una città come questa dove la chiacchiera di bocca in bocca trasforma un granello di sabbia in un macigno, c’è chi risponde con pettegolezzi e cattiverie che non vogliamo riportare neppure con la dicitura si dice che De Rossi… Sarebbe perlomeno ingiusto nei confronti di un ragazzo che ci ha sempre messo la faccia, che ha avuto un’etica del lavoro al di sopra di ogni sospetto e che negli ultimi anni è andato avanti a quasi sessanta partite a stagione, giocando sempre e comunque, pure quando non sarebbe stato il caso. Certo, da oltre un anno, vicende famigliari piuttosto dure gli hanno fatto scoprire il lato oscuro della vita e su un ragazzo che ha sempre vissuto con la pelle, questo non poteva che ripercuotersi anche nel suo rendimento in campo. Noi, però, crediamo che il motivo per il quale oggi De Rossi sembra un corpo estraneo, sia da ricercare soprattutto in difficoltà ambientali che il biondo fa fatica a comprendere. La contestazione dei tifosi nei confronti della società, De Rossi la vive in prima persona, così come una realtà che da un paio di anni a questa parte gli ha fatto toccare con mano che il progetto e il futuro, a meno di colpi di scena, non è che potranno cancellare un presente anonimo e senza prospettive. Ecco, le prospettive sono il pensiero che nella testa di De Rossi è fisso e non trova risposte per il semplice fatto che non ce ne sono. Sente parlare dell’arrivo di nuovi dirigenti, lui, da tifoso, preferirebbe poter parlare di un nuovo compagno a cui dare il benvenuto nello spogliatoio della Roma. Vede le immagini del nuovo, ipotetico, stadio della Roma, bellissimo, ma si domanda pure quale squadra ci arriverà a giocare in quello stadio, sempre se sarà fatto. E’ felice che la società lo abbia dichiarato incedibile, ma sa anche che la stessa cosa era stata detta sul suo amico Aquilani e ora Alberto è al Liverpool. Vede Totti andare in campo e fa­re Totti, gol e magie, ma sa che la carta d’identità del suo capitano è quella che è e gli infortuni sono diventati una scomoda costante. Quale Roma lo aspetta? Cerca una risposta, ma l’unica che trova, lo spaventa.


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