Il “Vamos” di Burdisso

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 Dal Romanista:

Gervasoni fischia la fine del primo tempo e l’Olimpico fischia la Roma. I tifosi non ci stanno, temono un nuovo passo falso in casa, come contro Cesena e Bologna. I giocatori del Lecce rientrano nello spogliatoio, seguiti subito dopo da quelli romanisti. Nicolas Burdisso si sistema lo scarpino, è tra gli ultimi ad imboccare il tunnel. Prima di lasciare il rettangolo verde, guarda la Curva Sud senza striscioni, di giallorosso c’è ben poco. A parte il suo temperamento. Perché il Bandito, sangue argentino e cuore romanista, non ci sta. Apre la porta dello spogliatoio, raggiunge i compagni, qualcuno non riesce a capire il perché dei fischi: «Abbiamo creato tanto, ci sta dicendo male», è il coro pressoché unanime. Ranieri parla a Cassetti, gli chiede come sta. L’atmosfera è tesa, perché la Roma ha voglia (e bisogno) di vincere. Nicolas guarda tutti negli occhi: «Questa la vinciamo», dice. Prevede. Lo sente. Lo spera. Lo sa. È tornato il Bandito, a patto che se ne sia mai andato.

Contro il Lecce la Roma ha ritrovato il giocatore che aveva lasciato a Verona contro il Chievo il 16 maggio e che per vari motivi (le polemiche Mondiali dell’Argentina, la preparazione con l’Inter, la telenovela di mercato, il passaggio in giallorosso arrivato in extremis, l’espulsione di Cagliari, la partita negativa contro il Basilea, l’esclusione di Parma) ancora non si era fatto vedere: decisivo in campo, importantissimo fuori. Contro i salentini, la partita di Burdisso è stata praticamente perfetta: ha salvato un paio di gol fatti, ne ha segnato lui uno di testa – una delle sue specialità – sotto la Curva Sud. Sotto gli occhi (e l’anima) dei tifosi della Roma e a pochi metri da quello che è il suo primo tifoso e che lo segue come un’ombra: il fratellino Guillermo. Burdisso piccolo è sempre insieme a Burdisso grande: cena spesso a casa sua, si diverte a fare lo zio per i tre nipotini e si allena con un atteggiamento esemplare pur giocando poco. Nicolas è orgoglioso di lui e sabato, dopo aver visto il pallone gonfiare la rete, è corso ad abbracciarlo. Un “testa a testa” a favor di telecamere che ha trovato ampio spazio nei giornali argentini, tanto che Olé scrive: « (…) E dopo quell’abbraccio tra fratelli, la Roma riparte. Con lo stesso motto che in mondovisione si sono detti i due fratelli: “Vamos”».


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