Cessione A.S. Roma, quanta confusione!

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Ripartire con chiarezza e con delle certezze. Innanzitutto Volker Flick, il magnate tedesco che pare a questo punto essere il capo della cordata di cui fanno parte svizzeri e italiani. Il suo mondo, inteso dal punto di vista professionale, è quello dell’impiantistica. Potrebbe integrarlo con quello del calcio. O meglio, vorrebbe farlo.

Flick e il suo gruppo hanno tutta l’intenzione di mettere le mani sulla A.S. Roma, pare – ma qui rientriamo nel campo delle probabilità – che in questi giorni siano in ballo incontri tra i gruppi dirigenziali giallorosso e tedesco. Staremo a vedere. Il presupposto da cui partire per analizzare un possibile scenario sono le dichiarazioni della famiglia Sensi: apertura eventuale ad una partecipazione, chiusura categorica all’uscita definitiva della società dalla A.S. Roma. A tenere banco, le cifre da capogiro di cui si è parlato in queste ore. Dai 280 ai 400 milioni di investimento i quali finirebbero tutti nelle tasche di Rosella e famiglia.

Uno degli elementi in grado di convincere i Sensi a restare in quota è la costruzione del nuovo stadio, di cui si parla già da qualche tempo, che rappresenterebbe un investimento di sicuro rientro. Il tifo è diviso e spaccato, anche perchè sulla vicenda pare esserci davvero troppa confusione. Non è la prima volta che sulla Roma si fanno illazioni di mercato: voci infondate fino a prova contraria. E la prova contraria non c’è mai stata. Il calcio pare comunque destinato a una svolta: sempre più massiccio l’ingresso in campo di magnati stranieri che hanno fiutato l’affare e che cercano di entrare a gamba tesa nel contesto pallonaro.

Chelsea e Manchester City gli esempi più recenti, il Liverpool quello che meglio rappresenta la modernità del calcio, con la cordata di americani che ha rilevato un club vincente con l’obiettivo di farlo crescere ancora di più. Non tutti riescono a capire quale possa essere, in questo modo, il futuro del calcio; fatto sta che i tempi di Massimino e Anconetani, quelli di una certa spontaneità e di una evidente passione capace di superare la logica degli interessi, paiono davvero superati. Non esiste più la figura del presidente tifoso ma solo quella del manager imprenditore. Forse anche per questo, con i relativi meccanismi che ne sono scaturiti, non ci sono più neppure le bandiere sul terreno di gioco. Le mosche bianche – i nostri idoli Francesco Totti e Daniele De Rossi che speriamo possano terminare la loro carriera calcistica con la squadra del proprio cuore e della propria città – sono sempre più rare.


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