247, parla Totti: tutti zitti

 Zitti tutti. Mica solo gli juventini. Che, per altro, sette pappine da Francesco Totti le hanno pure subite: mutano gli estremi, da Buffon a Storari, non si esaurisce per questo la vena realizzativa del 10 giallorosso. 247 reti con la maglia della Roma in partite ufficiali (includendo le reti in amichevole, si arriva a 302). Ultima, in ordine di tempo, quella di sabato sera: pallone nel sacco, indice alla bocca. Non per altro: vi sono gesta che chiedono assoluto silenzio. Le conti il vento, mentre spazza insulti bianconeri di fronte ai quali – professa qualche oracolo – il capitano deve imparare a non reagire. Magari – sempre gli oracoli – chiederanno che smetta di esultare. Non segnasse, la farebbe semplice. Invece, manco per niente. Insacca il primo – contro il Foggia, stagione 1994/95 – e negli anni diventa Totti gol nello stesso tempo richiesto dalla piazza per vestire i panni di simbolo indiscusso della Roma. Flemmatico, Totti, flemmatico e freddo di fronte a ingiurie da copyright in condivisione o prettamente regionali, originali o sentite altre milioni di volte. Freddo e professionale: non si scompone. Gli toccano Ilary, diventa ilare. Basterà un dito portato alle labbra per richiamare il chiacchiericcio su Totti? A quanto pare, sì. Allora, se ne parli: freddo e professionale. Sempre. Mai – Capità – cojone. E se c’è da zittire, zittisci. E’ una frazione di secondo. Indice, labbra. Statuario, come a Torino. Quando quel gesto – tra tutti – s’è tramutato in sinonimo di un assioma: il “gioco” del “calcio”. L’indignazione, semmai, la si lasci a chi ne è portatore sano. Messo a sedere Storari, meno dodici gol da Roberto Baggio: il codino, in serie A, ne ha collezionati 205. Totti 193. Gli annali dicono che dalla stagione 2002-2003 il giallorosso chiude il campionato con almeno dieci reti all’attivo, la storia recente racconta di un Totti finalmente capace di sbloccarsi. Avanti così. Tra un pollice alla bocca e un indice alle labbra: la differenza è sottile, impercettibile. Perchè quello, il ciuccio, è emblema di vita che sboccia. Questo, il silenzio, vitale quanto un vagito. Da manuale delle buone maniere: si segna, si esulta. E se s’offendono? Soffriranno. E se soffrono è perchè ha purgato ancora. Gli si chieda di essere esemplare dentro e fuori dal campo. Mai – Capità – cojone.

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