Vucinic sul rigore sbagliato: “Brutto tiro. Torniamo più forti di prima”

di Redazione Commenta


Avrebbe voluto spaccare il mondo, avrebbe preso tra le mani qualunque cosa per farla a pezzi. Mirko Vucinic ha raccontato lo stato d’animo che ha seguito gli istanti nei quali s’è cimentato alla lotteria dei calci di rigore. Roma-Arsenal, appena conclusi i due tempi supplementari.

Comincia il giro dagli undici metri. Si calcia sotto la Nord. L’Olimpico è una bolgia. Silenzio surreale ad ogni tiro dei romanisti, fischi assordanti al momento del penalty inglese. Eduardo, parato. Boato. Pizarro gol, Van Persie gol. Tocca a Vucinic. Di solito non sbaglia. Ma stavolta. Gli esce una mezza patacca, una chiavica di tiro. Almunia respinge. Mirko sprofonda in un dramma personale. Non sente nulla, non ode rumori. E’ altrove.

Il giorno dopo riesce a mettere in fila qualche frase per spiegare – o meglio raccontare, perchè ancora non è riuscito a spiegarsi nulla – quanto accaduto in quegli istanti. “Sono davvero dispiaciuto – ha detto il montenegrino – perchè ho calciato proprio male. Il portiere non si era neppure mosso: avessi angolato il tiro, a destra o a sinistra, avrei fatto gol. E invece…”.

C’è amarezza nelle parole di Vucinic, un dispiacere sentito, tipico di chi teneva alla competizione ma, ancor di più, tiene alla maglia che indossa. “Non ho neppure sentito le parole di mister Spalletti negli spogliatoi, non chiedetemi di ripeterle perchè non le so. In quegli istanti ero altrove, una voglia pazzesca di spaccare il mondo, di fare a pezzi ogni cosa. Il pubblico è stato incredibile, una cosa indescrivibile: spiace ancor di più per il modo in cui ci hanno sorretto fino all’ultimo. Ora sta a noi non crollare e portarci dietro ogni strascico legato alla gara di ieri. Resta un punto fermo il traguardo del quarto posto, che va ottenuto in ogni modo. Vincere sempre, a partire da domenica, contro la Sampdoria. Lo dobbiamo alla gente che ci ha sostenuto con un affetto che mette i brividi. Io sono a disposizione, per tornare più forte di prima”.


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