Vucinic – Floccari, ricordate?

di Redazione Commenta


 Inevitabile tornare con la memoria all’ultimo Lazio-Roma. Era aprile, per Sergio Floccari un incubo, per Mirko Vucinic un sogno. Da La Gazzetta dello Sport:

Che cos´è un incubo, che cos´è un sogno: chiedere a Sergio e a Mirko. Sergio quel 18 aprile masticò un calcio di rigore, Mirko il rigore lo mangiò, poi digerì pure il dessert su punizione. Sergio i compagni lo trovarono solo nello spogliatoio a piangere, Mirko i compagni lo portarono in trionfo, mentre lui continuava ad urlare mondo “Vamos”. Sergio non se ne faceva una ragione: il derby aveva cambiato segno per colpa sua. “È molto bellissimo”, commentò invece Mirko in un italiano sconcertante almeno quanto i suoi momenti di apatia in campo.

Quel giorno Mirko faceva gol e mimava il pancione. Oggi il pancione della compagna Stefania non c´è più: Aleksandar è nato. E aspetta una dedica, un gol, il primo. Lo aspetta pure Sergio. “Ma non chiedetemi di tirare un rigore”, ha ricordato Sergio. Perché un incubo sì, due no. Uomo derby. Sogno o incubo, chissà stasera chiudendo gli occhi che cosa penseranno Vucinic e Floccari. Dipenderà da chi avrà più forza di scrollarsi di dosso un peso grande così. Il peso di Mirko è quello di una Romada caricarsi sulle spalle: senza Totti, con un Pizarro così così e con un Menez che non sai mai con quale luna si sveglierà, il derby della Roma vive sulla testa, sulla voglia e sulle gambe di Vucinic. Uno che i derby li ha sempre giocati come si deve: prima dei due gol di aprile, un altro pure il 31 ottobre 2007, e fu vittoria anche lì. Insomma, quando segna, la Roma vince il derby. La stessa perfezione che Mirko riuscì a toccare un pomeriggio dello scorso aprile. Quel giorno nessuno gli rimproverò qualcosa del suo atteggiamento in campo, quel distacco mentale che in un derby gli altri pensano sia un difetto e invece è un pregio. In fondo, è la stessa differenza che c´è tra un incubo e un sogno: tutto dipende dal punto di osservazione, no?


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