La Roma, gli stipendi, Unicredit e i malumori

 Dalla Gazzetta dello Sport:

Ma la banca che fa? Comincia a chiederselo qualche giocatore, infastidito dalla prospettiva di restare per il quarto mese senza stipendio. Mormorano. «Pensavamo di aver già dato l’anno scorso…». In quanto a disponibilità e sacrifici. Dura immaginare calciatori di questo livello tirare la cinghia, ma è innegabile che quelli della Roma abbiano rischiato di vincere l’ultimo scudetto viaggiando per tutta la stagione sulle tre/quattro mensilità arretrate.  E, privilegi di status a parte, è comprensibile se stavolta qualcuno si ponga il problema. Tanto che più che oggi, rispetto ad un anno fa, c’è UniCredit che vigila — o almeno qualcuno a Trigoria si aspetta che lo faccia — sul regolare andamento del club: stipendi, investimenti, prospettive. Tutto fermo — a cominciare dai rinnovi dei calciatori (Mexes, De Rossi, Riise) e di Ranieri (oggi parrebbe una follia, ma gli è stato promesso a maggio) —, in un prolungato vuoto di potere che non facilita il compito dell’allenatore. Che fine ha fatto la Newco Roma? E la nomina del nuovo manager finanziario?
Omissioni e dubbi UniCredit (ieri contestata nella sede romana da un gruppo di ultrà) ha lasciato la gestione tecnica della Roma a Rosella Sensi — la linea è stata: «Ognuno si prenda le sue responsabilità» — e si concentrata sul futuro della società, a braccetto con Rothschild. Giusto, ma i conti sono peggiorati di pari passo con i risultati della squadra, la prospettiva di ricapitalizzare è tornata una necessità, in generale la Roma si è avvitata su se stessa, con la banca spettatrice. «Ci fidiamo dell’attuale management» hanno detto più volte da piazza Cordusio. Ma forse l’attuale organigramma, per come (non) sono distribuiti poteri e cariche, non è più in grado di fronteggiare la situazione.

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