Totti: “Lo sfottò fa parte del derby”

Ecco il settimanale articolo di Francesco Totti sulle colonne de Il Corriere dello Sport:

Abbiamo vinto questo derby molto importante, non solo per il fascino che riveste nella nostra città, ma per gli sviluppi che potrà avere per l’epi­logo del campionato. Siamo partiti male, molto male, perché non siamo riusciti ad esprimere le nostre poten­zialità, poi nel secondo tempo la partita ha cambiato volto, abbia­mo ribaltato la situa­zione e siamo riusciti a vincere. A me è dispia­ciuto uscire, ma alla fi­ne ero felice perché la squadra e questo primo posto da difendere ven­gono prima di tutto. Il derby ha una sua storia, una sua particolarità che lo porta ad essere per forza una par­tita diversa. Nelle tradizioni, negli sfottò, nelle coreografie, nei festeg­giamenti, sia dei tifosi che dei prota­gonisti. Spesso diventano motivo di contrasto tra amici, tra familiari, tra marito e moglie, tra fratelli, ma poi tutto si ricompone e magari chi perde è soggetto a pagare una scommessa al vincitore. Sono cresciuto sia come tifoso che come calciatore dentro queste tradi­zioni e credo nulla e nessuno potrà mai farmi cambiare. Mi ricordo i fe­steggiamenti post derby di tanti anni fa, quando c’erano le bare con i ves­silli degli sconfitti, oppure tifosi che imponevano a quelli dell’altra sponda di in­dossare in corteo i co­lori della loro squadra vittoriosa. Ricordo an­che i festeggiamenti e le esultanze per i gol dei protagonisti dei derby. Alcuni esempi. Di Canio sotto la curva sud con il dito alzato verso i nostri ti­fosi, oppure il segno del tre sempre dello stesso giocatore verso la tribuna quando usciva dal campo. O Pandev con il gesto delle orecchie verso la curva sud, o Muslera alla ripresa de­gli allenamenti con uno striscione con la scritta Roma m… Oltre a questo di recente – e parlo dell’ultima Coppa Italia e Supercoppa vinte – i giocatori della Lazio (De Sil­vestri e Dabo, ad esempio) hanno fe­steggiato i loro successi con maglie celebrative nelle quali ero raffigura­to come capitano della Roma ed ero fatto oggetto di scherno. Ma anche durante questa ultima settimana, da quello che ho letto sui giornali, i cal­ciatori della Lazio hanno affisso al­l’interno del loro spogliatoio il mio poster per cercare di caricarsi. E ma­gari sarò stato oggetto di parecchi sfottò. Ma tutto questo non mi ha da­to assolutamente fastidio, perché il derby di Roma è anche questo. Basta andare su Internet e vedere che le maglie celebrative sono ancora in vendita, oppure su Facebook si posso­no trovare tanti apprezzamenti offen­sivi nei miei confronti. Ma tutto que­sto fa parte del gioco e mi sembra che anche quando ho perso un derby – ed è capitato – dopo l’inevitabile delusio­ne non ho mai fatto polemiche sui fe­steggiamenti dei miei colleghi della Lazio che sono stati magari anche più pesanti di quelli che abbiamo fatto noi e io in particolare. Al termine della partita la mia esul­tanza è stata solo quella di riprende­re la coreografia esposta dalla curva sud, che indicava il pollice verso. Ma questo per me stava semplicemente a significare un gesto d’intesa con i miei tifosi per la partita vinta, non vo­leva essere un gesto offensivo verso i tifosi laziali e verso i calciatori della Lazio stessa. Certe situazioni le capi­sce chi fa parte della storia dei derby, chi l’ha vissuta come ad esempio Pao­lo Di Canio, che pubblicamente mi ha difeso e lui stesso ha ammesso di aver esultato in modo ben più pesante ri­spetto a me. Lui sa perfettamente co­sa vuol dire un derby per noi romani. Poi se qualcuno in campo mi può aver detto che sono finito o può avermi in­sultato e questo è avvenuto, e spesso avviene in ogni partita, questo fa par­te dello sviluppo di una gara di calcio e per me quando è finita e conclusi anche i festeggiamenti, è finito tutto. Alcuni calciatori della Lazio hanno confidato al termine della partita ai miei compagni che è normale che sia io che Daniele, che di questa squadra siamo sia tifosi che calciatori, il der­by lo viviamo in modo diverso.  Credo di aver festeggiato la vittoria senza gesti violenti verso i miei avversari e i tifosi laziali, ma ho semplicemente ricordato la coreografia dei nostri ti­fosi della Sud, che non era in alcun modo offensiva, come altri striscioni esposti durante il derby e in altri pre­cedenti. Ad esempio: Totti come Roc­ca, offese verso la mia famiglia, oppu­re Vanigli santo. E mi risulta pure che i cal­ciatori della Lazio ave­vano già pronte delle magliette celebrative, con la scritta “scudetto game over”.

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