Torneo di Parigi: Menez vuole essere la stella

 Dalla Gazzetta dello Sport:

Rap, rapine, rapporti che non si rompono, perché le radici – se vuoi crescere – devono durare per sempre. A raccontare la Banlieue 94 di Parigi, la difficile periferia dove Jeremy Menez è cresciuto e a cui ha dedicato il suo numero di maglia, più che i monosillabi del talento francese ci pensano la cronaca nera e i video di You Tube. «Non c’è lavoro, non ci sono prospettive, non c’è futuro», rappano ribelli i giovani figli del melting pot francese, generazione di mezzo tra l’Africa ormai lontana e un’integrazione colpevolmente lenta. Facce truci (bianche, nere, magrebine), cappucci perennemente tirati sulla testa, mani che si muovono in continuazione: tutti frammenti che s’infilano tra immagini di auto bruciate, scontri con la polizia, moto riprese in impennate lunghissime che sanno di sberleffo.

Roma 2010/2011: Menez, l’uomo in più

 Dal Romanista:

Cosa ci fa un francese dietro a un tandem Italia-Brasile? Mon dieu, la Roma. Terzo giorno di lavoro, Ranieri divide le squadre. Fratini gialli contro fratini bianchi, Scardina-Vucinic-Okaka contro l’inedito trio Adriano-Menez-Totti. Azzardi di inizio preparazione o progetti su più larga scala? Aspettate a chiamarlo il Ad-Me-To. Però è un’idea, e pure affascinante. Ranieri l’ha buttata lì. E dai, facciamolo. Quindici minuti di partitella, qualche scambio, un abbozzo di test. L’impressione, che magari sarà confortata nelle successivi apparizioni, è che di esperimenti là davanti se ne possano fare davvero parecchi.

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