Materazzi, esultanze e parole a tutta polemica. E dice: “De Rossi chi? Solo Totti è come me”

 Marco Materazzi, in un colpo solo, è riuscito a parlare male di Daniele De Rossi e assimilarsi – per carattere e modo di fare – a Francesco Totti. Si sente legato al Capitano della Roma, il centrale interista, da un’amicizia che nel corso degli anni recenti (l’apice al Mondiale 2006) si è cementata. A campionato concluso, Matrix ha ripreso l’episodio della finale di Coppa Italia – quello del calcio di Totti a Balotelli – per dire che: Francesco ha sbagliato, lo ha ammesso e ha chiesto scusa: lui è uno vero come me. Lui è il capitano passato, presente e futuro della Roma”. Invettive, invece, per Capitan Futuro: “Chi, il De Rossi che mi ha dato del ruffiano perchè ho messo la maglia “Nun è successo”? Dopo nove anni e più di dieci trofei ho bisogno di fare il ruffiano verso i miei tifosi? Se fossi stato ruffiano, al Mondiale, dopo il gol alla Repubblica Ceca, avrei parlato solo della mia rete senza preoccuparmi di dire, visto che si era preso quattro giornate di squalifica, “Guai a chi tocca De Rossi“. Quel giorno mi abbraccia e mi dice “Non so quanti lo avrebbero fatto” e poi mi dal del ruffiano? Boh…”. Materazzi che si schiera e sfoglia la margherita: questo va bene, questo non va bene. Riconoscergli che – ai tempi del grave infortunio di Totti – sostenne il recupero del Capitano con una maglietta su cui c’era scritto “Forza Pupone” e che in Germania difese Capitan Futuro, non significa non sottoscrivere le parole di De Rossi, il quale ha replicato oggi nei confronti dell’interista dicendo che – in quattro anni – molte cose cambiano. “C’è chi migliora e chi…”. Già. Perché, innegabile, il Materazzi dell’ultimo periodo pare essere diventato un uomo in guerra con il mondo intero. Troppo simile a Josè Mourinho – tra le cui braccia ha pianto sommessamente qualche giorno fa prevedendo l’addio del portoghese – e la stessa voglia di cercare di far gruppo distruggendo l’avversario. Cambiano eccome – le cose – in quattro anni.

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 Da Libero

Il campionato dei veleni, delle battutine, delle polemiche più o meno a distanza non poteva finire in campo. La coda, salata, arriva domenica sera da Milano, piazza Duomo, dal pullman sul quale i giocatori dell’Inter si stanno abbandonando al meritato bagno di folla per festeggiare il 18esimo scudetto. Ad un certo punto, qualche tifoso consegna ai nerazzurri a bordo un lenzuolo, subito appeso alla balaustra dell’autobus panoramico. Il contenutonon èpropriamente educato: “Totti, anzichè il pollice in bocca mette il medio in c…”. E l’invito poco urbano al Pupone non poteva che scatenare le reazioni dal mondo giallorosso. Sfottò. Nella festa interista, nonsonomancati i consueti sfottò alle avversarie triturate in questa stagione da double. Da “Ac. Milan chi l’ha visto?” a“Milan-Juve, Roma zero tituli” e “Spqr – Sonoperdenti questiromani”.

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