Totti: “Spero vengano confermati tutti i romanisti nella Roma. Voglio vincere un trofeo internazionale”

 Francesco Totti parla (o meglio, scrive) al Corriere dello Sport per commentare le vicende di questi giorni di grande cambiamento in casa Roma, e anche per difendere, chiedere rispetto, per tutti i romanisti che lavorano per il club giallorosso. Comunica anche la sua volontà di vincere un trofeo importante. Ecco il testo della lettera di Francesco Totti:

Si è chiusa una stagione e se ne sta per aprire un’altra, con una nuova società, una nuova proprietà, un nuovo allenatore e nuovi dirigenti.

Buffon, lettera a Totti: “Conosco bene Francesco e lo difendo. E’ un grande uomo”

 Gigi Buffon, portiere della Juventus e della Nazionale, ha scritto una lettera, pubblicata dal Romanista, a Francesco Totti:

Francesco Totti in tutti questi anni si è sempre fatto riconoscere per le sue qualità. E ci tengo a dirlo. Si è distinto sempre come grande giocatore, ma, soprattutto, come uomo. Ha sempre dimostrato di essere attento e premuroso, in ogni momento, nei confronti di chi soffre. Come? Lo sanno tutti. Ma io ci tengo a ripeterlo: sponsorizzando tantissime iniziative benefiche che non devo essere io ad elencare, soprattutto adesso e in questa sede.
Francesco Totti, poi, ha sempre dimostrato un grande amore nei confronti di Roma e della sua gente. Un sentimento gigantesco. Se ha sbagliato l’ha fatto solo e soltanto per quello.

Lettera aperta a Francesco Totti, il mio Capitano

 Ciao Francè,

meglio scriverti. Ora.
Nonostante avessi voluto farlo nella miriade di occasioni in cui mi hai reso orgoglioso di vederti giocare, di saperti romanista e romano. Schizzi e abbozzi ce ne sono a iosa. Lettere cominciate e piantate lì. Per esaltarti, farti grande al mondo, celebrarti per qualità sportive, umane, calcistiche. Parole e capoversi ne ho a migliaia. Da quella volta che hai esordito a quando hai segnato l’ultimo gol. Dalle visite negli ospedali di mezzo mondo per garantire vicinanza a chiunque ne avesse necessità alla beneficenza spesa nel silenzio di una riservatezza che ho sempre apprezzato e condiviso. Dai record polverizzati a furia di consumare scarpini a quel sogno che custodisco con una miriade di tifosi i quali – come me – quel 10 giallorosso lo vorrebbero impresso nell’eternità di una bacheca che esiste “solo” per noi. E quel “solo” sta messo lì perché è motivo di vanto.

Fra vent’anni, quando smetterai. Ovvio.

Scarabocchi ed espressioni montate su da una passione figlia di istinto e ragione. Perché sei riuscito a farmi dono anche di questo miscuglio specialissimo che ho vissuto poche altre volte, Francè: farti amare di sensazioni venute fuori all’improvviso – come i grandi amori nati col colpo di fulmine; e lasciarti bere tutto d’un fiato anche attraverso un affetto che si è alimentato giorno dopo giorno. Ora dopo ora. Avvenimento su avvenimento. Facile innamorarsi, Francè.
Ma rimanere legati a vita è un casino. A meno che tu non sia un platonico convinto e io – Francè – sono sempre stato uno che per rimanergli dentro al petto te devo toccà. Te devo vedè. Te devo capì. Quante ne ho cominciate: di missive, mail, messaggini incisi pure sugli scontrini del caffè. Ma poi, rimasti incompiuti. Perché bastava un attimo: partivo a scriverti, e finivo a parlarti. Come se fossi lì. A berti una birra. Mangiarti due bocconi. Fare tre passaggi. Scambiare quattro chiacchiere. Passarti cinque carte.
Dicono che accada quando t’impinzi de roba. Ai pazzi. Ai sognatori e agli adulatori.
In tutta sincerità, non c’ho mai provato a capire se fossi parte di uno degli insiemi – come a Trigoria, quando v’allenate. Pettorina verde, pettorina rossa -, se stessi (malauguratamente per me) con un piede in ciascuna categoria o se potesse rientrare – quel comportamento – in un equilibrio mentale di uno sano, vivo e vegeto. Ovvio che nun me ‘n’impinzo, Francè.
E’ che io, come migliaia di altri come me, so’ cresciuto col poster tuo che mi stava di fronte quando dormivo. Ho cominciato a leggere i giornali quotidianamente, grazie a te. Ho iniziato a comprarli e li sventagliavo meccanicamente alle pagine dello sport. Arrivato lì, cercavo solo notizie sulla Roma. Ma se, tra quel pugno di battute, si parlava de te, io ritagliavo e mettevo da parte. Col tempo, con gli anni, l’abitudine di acquistare un quotidiano m’è rimasta e s’è aggiunta anche l’esigenza di sfogliarlo tutto. La politica, la cronaca, l’economia.
M’hai ‘mparato a legge er giornale, Francè. A pijà coscienza der contesto sociale. E tu manco lo sai.
Forse ora è il momento che te lo racconti.

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