Italia contro Lippi, Inghilterra vs. Terry & Capello, Francia sottosopra. Altrove non stanno meglio

 E’ il Mondiale delle polemiche. Si rischia di archiviare il Sud Africa come una parentesi amara in almeno tre Paesi europei: Italia, e ne conosciamo abbondantemente i motivi; Inghilterra; Francia. Altre due (oltre alla nostra), tra le Nazionali di spicco, vivono giorni di tensione. Versante britannico: tutto risolvibile con i risultati (anche se la Federazione inglese ha palesemente affermato di attendere le dimissioni di Fabio Capello in caso di mancato passaggio del turno e approdo agli ottavi) nonostante l’ultimissima polemica tra la squadra e l’ex Capitano John Terry reo, a detta di molti tra i calciatori inglesi, di aver parlato in maniera inappropriata a nome della Nazionale. E’ successo in seguito al pari contro l’Algeria: Terry, citando quali artefici delle parole che stava per pronunciare i compagni Steve Gerrard, Frank Lampard, Wayne Rooney, Aaron Lennon, David James, Peter Crouch, Jamie Carragher e Glen Johnson, ha detto:  “Qualsiasi decisione prenda Capello, posso assicurare che siamo tutti con lui. Come gruppo di giocatori di esperienza internazionale lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra nazione e anche a lui. Ma se nel corso del prossimo incontro riterremo che qualcosa debba essere cambiato, glielo diremo. Ognuno deve esprimere la propria opinione. E se questa infastidisce lui (Capello) o altri giocatori, che c’è di male?“. Il particolare è che – stando alla versione dei calciatori citati – Terry non aveva alcun titolo per parlare a loro nome, non avendo mai detto nè pensato le parole pronunciate dal Blues.

Mourinho: “Inghilterra, un giorno tornerò”. Poi la rettifica: “Mai parlato con il Times”

 Morinho-Inghilterra, quanta nostalgia. Lo Special One ha ammesso al Times di voler affrontare una nuova esperienza oltremanica, anche se al momento non ha fretta di lasciare l’Inter: “Sono pronto per una nuova fase della mia carriera. E voglio guardare in prospettiva. Al Porto il mio obiettivo era di vincere per guadagnarmi la possibilità di allenare all’estero. Al Chelsea volevo costruire un pezzo di storia anche se sapevo che allo Stamford Bridge non avevano la tradizionale cultura della stabilità tipica dell’Inghilterra. Amo l’Inter e mi piacerebbe costruire qualcosa per il futuro qui. Infatti lo sto già facendo, non sono un tecnico egoista. Penso il futuro in termini di maturazione dei giovani e di ringiovanimento della squadra. Ma l’Italia non è la nazione adatta. L’Inghilterra è il posto giusto e il mio calcio è il calcio inglese”.

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