Claudio Ranieri vuole trionfare con la Roma. Tra la stella d’argento – decima Coppa Italia in bacheca – e i giallorossi ci sono due ostacoli conseguenziali: l’Udinese ora, poi – semmai – una tra Inter e Fiorentina. I tempi sono maturi. Love is all around, per metterla in musica. Certo, come dice lui, “inutile immaginarla e poi non poterla indossare“. Tipico del testaccino. La concretezza, obviously. Con l’inglesismo messo così, a far da ponte. Tra come si ragiona in Italia e la mentalità britannica. Perchè Ranieri in Inghilterra ha allenato, ci ha vissuto. E lo sa bene. “Lì viene prima la Coppa poi il campionato. A me piace vincerla, la vedo sempre con favore, quando l’ho vinta mi è piaciuto molto“. Roma gongola e vola: ai tifosi sia consentito l’entusiasmo, tanto ci pensa lui. A Monaco storceranno pure il naso, ma di principi Ranieri – nella Capitale – se ne conosce uno. E basta. Si chiama Claudio: è romano e romanista da sempre. Da qualche mese ha realizzato il sogno di allenare la squadra della sua città e la panchina della Roma, per il testaccino, vale un trono. I modi e lo stile sono reali, il carattere è lo stesso di un condottiero. Pragmatico e determinato. Dalla sua, in questo momento, anche la fondamentale dote che fa dei trascinatori degli autentici riferimenti: gli gira tutto bene. Pure se la sorte si accanisce contro la condizione fisica dei suoi uomini, lui non si scompone. E vince. Prendendosi sulle spalle il peso delle responsabilità, è riuscito in un colpo a ricompattare tutti. Tifosi, giocatori, società. Una battaglia dopo l’altra, un passo alla volta.