Shakhtar contento ma non troppo

di Redazione Commenta


Dal Romanista:

In casa Shakhtar farebbero meglio a mettersi d’accordo. Perché mentre il direttore generale del club dice «la nostra maggiore esperienza ci aiuterà», il preparatore atletico ribatte: «No, sono loro ad essere più esperti». Nell’attesa che trovino una soluzione, la Roma è alla finestra. E, pur tirando un sospiro di sollievo per aver evitato lo spauracchio Barcellona (ma anche Chelsea, Real e Manchester), rispetta gli avversari. Dal canto loro, gli ucraini si dicono abbastanza sicuri: «Siamo felicissimi di aver pescato la Roma, soprattutto perché non abbiamo trovato Inter o il Milan», dice Sergiy Palkin, direttore generale del club. «La Roma è un avversario di livello, ma con loro possiamo giocarci la qualificazione», aggiunge il dirigente al sito ufficiale della società. Le due squadre si sono già affrontante nella Champions League 2007: ciascun team si aggiudicò la gara casalinga nella fase a gironi. «All’epoca -dice Palkin– ci mancava esperienza. Ora ce l’abbiamo e questo ci consente di andare avanti». Palkin, che ha assistito al sorteggio a Nyon, ammette che anche la Roma ha motivi per essere soddisfatta. «Sono qui e l’espressione del mio amico della Roma (Tonino Tempestilli, ndr) mi fa pensare che anche lui sia contento. Del resto, non avevano molta scelta: potevano pescare il Real Madrid o il Barcellona, una squadra inglese o noi». Meno sicuro è invece il preparatore del club, l’italiano Massimo Ugolini: «È la prima volta che raggiungiamo gli ottavi, quindi la Roma è favorita». Lo Shakthar però venderà carissima la pelle e Ugolini spiega anche come: «La cosa che metterà in difficoltà la Roma sarà sicuramente la rapidità dei nostri attaccanti. Solitamente, il nostro gioco è quello di far attaccare per poi ripartire in contropiede. Abbiamo vinto già una Coppa Uefa in questo modo. C’è da dire però che siamo camaleontici, in campionato infatti giochiamo tutto in un altromodo: siamo noi a far gioco. La regola è che più il livello dell’avversario è alto e più siamo soliti ripartire». (…)


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