Dal Paradiso all’Inferno in 45 minuti

di Redazione Commenta


 Da Il Corriere della Sera:

C’è chi ha pianto a fine partita, come Philippe Mexes che, anche se quest’anno ha fatto molto più la riserva che il titolare, ha sempre sentito la Roma come una cosa sua. C’è chi ha guardato il campo con lo sguardo fisso, come Marco Cassetti, con l’espressione di chi si sente rapito di un sogno che coltivava fin da bambino. C’è chi è crollato come fulminato, al fischio dell’ineffabile Damato, come Francesco Totti, che ha dovuto anche «sopportare» di essere consolato da Antonio Cassano, che ieri è tornato appieno il tifoso dell’Inter che è sempre stato. E c’è chi ha trovato la forza per andare davanti ai microfoni anche se, sicuramente, avrebbe preferito essere a cento chilometri di distanza. Daniele De Rossi si è preso questa responsabilità e ha difeso tutto quello di buono che ha fatto la Roma in questo campionato (71 punti e una striscia di 24 risultati utili consecutivi non possono essere cancellati da una sconfitta) e non ha attaccato frontalmente l’arbitro Damato, come sarebbe stato facile: «Ci èmancato il raddoppio. Nel primo tempo abbiamo giocato benissimo e segnato un solo gol. Poi, nella ripresa, abbiamo giocato meno bene in fase di contenimento. Questa sconfitta? Forse è il segno di una squadra che ha giocato quattro-cinque mesi contro una squadra che ne ha giocati dieci. Vincere lo scudetto sarebbe stato meraviglioso contro un’avversaria stratosferica come l’Inter. Problemi con l’arbitro? No, anche se la designazione non è stata certo il massimo. Due anni fa, quando lo pensavo, l’ho detto. Quest’anno non è il fattore arbitri che ha inciso sul campionato».


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