Roma, Mazzone a Totti: “Allenarti, che emozione”

di Redazione Commenta


 Carlo Mazzone, che di grandi numeri 10 del calcio italiano ne ha allenati molti, non si esime dall’affermare che veder crescere Francesco Totti è stato un percorso emozionante. Da Il Romanista:

Quando un campione del mondo riesce a farsi portavoce dei sentimenti del popolo romanista. È successo ieri a Max Biaggi, fresco  vincitore del titolo mondiale superbike e grande tifoso giallorosso da sempre. «È sempre una semi-sofferenza vedere la Roma quest´anno», ha ammesso ai microfoni di Sky.

«Ranieri, pur essendo un bravo allenatore, ha fatto quello che ha fatto Spalletti,  cioè una grande striscia positiva e poi una crisi. Allora mi chiedo: il problema è l´allenatore che non sa motivare oppure la squadra?» Di Roma e in particolare di Totti, ha parlato anche una delle figure storiche dell´universo  giallorosso. Nella giornata dedicata ai numeri dieci del calcio, non poteva mancare l’intervento del tecnico che ha allenato due fra i più grandi di sempre. Carlo Mazzone, nella sua lunga esperienza in panchina, ha avuto a che fare con un giovanissimo  Francesco Totti e con un Roberto Baggio a fine carriera ma ancora decisivo. «I miei numeri dieci? Non voglio fare torto a nessuno. Ho allenato Baggio, Totti, Antognoni, Giannini, Pirlo, Nakata, Vargas e chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno. Oggi mi piace molto Snejider, è bravo nel rifinire le azioni, si sa smarcare benissimo. Sa vedere lo spazio per il compagno e poi vede la porta». A Roma è ormai leggenda quel «a regazzi´, vatte a fa´ la doccia», urlato a un Totti diciottenne, alle prese con la sua prima conferenza stampa. Ma qual è l’aneddoto legato a un numero dieci cui Mazzone è particolarmente affezionato? «Non saprei proprio, sono legato ai miei numeri dieci, ho dei ricordi bellissimi anche extracalcistici, nella vita privata. Io ho sempre cercato di allenare l´uomo, non il giocatore. Totti l´ho avuto da ragazzetto e con lui ho avuto emozioni di vita differenti da quelle che ho avuto con Baggio, che ho allenato a 33 anni quando il calcio italiano lo aveva emarginato». Uno che non ha mai avuto nelle sue squadre è Antonio Cassano, attuale numero dieci della Nazionale. «È doveroso in ogni partita tirare in porta e rifinire l´azione. Bisogna mettere in condizione l´attaccante di tirare e di andare in gol. Nell´ultima partita, Cassano non è stato determinante in questo senso». Nel calcio moderno, c’è ancora spazio per in numeri dieci classici, o il ruolo non è piuttosto destinato a trasformarsi? «Il calcio è strano. Prima non si poteva giocare senza il trequartista, ora pare che sia un peso. Invece è sempre un giocatore importante per una squadra, specie quando si arriva ai trenta metri finali e bisogna rifinire l´azione. Sennò andiamo sempre sugli esterni a fare il cross».


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