Ranieri, uno scudetto atteso più di 20 anni

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 Non è solo una questione corale, diventa anche una faccenda personale. Lo scudetto alla Roma sarebbe un coronamento inaspettato di una stagione travagliata ma bellissima per intensità ed emozioni. Un sogno a coronare le migliori aspettative di squadra, città, società. Ma non solo questo. Lo scudetto alla Roma sarebbe anche un inevitabile riconoscimento conquistato su lcampo per un professionista tra i più stimati del contesto calcistico. Ovvero, Claudio Ranieri che, in più di vent’anni di onoratissima carriera, tanto vicino al tricolore non c’era mai stato. Da Il Corriere dello Sport:

Mettiamola così. Claudio Ranieri si trova a vivere un sogno. Non lo dice, il suo slogan preferito è: «Restiamo con i piedi per terra, dobbiamo fare sognare i tifosi, ma noi dobbiamo continuare a lavorare». Può coronare un sogno meraviglioso. Mai nella sua carriera era stato così vicino allo scudetto. Ora, a sei giornate dalla fine, ha la possibilità di farlo con la squadra della sua città. Il massimo. Dopo più di venti anni sulle panchine di mezza Europa, con la sua Roma è arrivato a un passo/punto dal traguardo più prestigioso. Non gli era mai accaduto, nè con la Fiorentina, nè con il Valencia, neppure con il Chelsea e la Juventus.

Certo, con i Blues, nel 2003-2004, era arrivato secondo, ma a undici punti di distacco dall’Arsenal. Mourinho era già alle porte. A sei turni dalla fine il vantaggio dei Gunners era di sette punti, con il Chelsea che aveva una partita in più. Ranieri non molla un centimetro. Anche ieri ai giocatori ha fatto sentire il fiato sul collo. Li ha riuniti in mezzo al campo, forse perché ha notato un certo rilassamento. Che a Trigoria sia considerato sin troppo facile l’impegno di domenica contro l’Atalanta? Ranieri non ci sta e lo ha detto chiaramente ai giocatori: « Ci vuole la massima concentrazione, perchéper noi sarà durissima. E non dobbiamo pensare all’Inter». Ranieri non vuole avere rimpianti. Comunque vada a finire, sarà la sua migliore stagione da allenatore. Ha preso una Roma senza identità e l’ha portata a lottare per lo scudetto. Ci metterà tutto se stesso, fino alla fine. Perché nessun allenatore romano ha mai vinto un trofeo sulla panchina giallorossa. Sarebbe ricordato per sempre come l’Imperatore Claudio. Le esperienze collezionate negli anni passati lo hanno portato a migliorarsi. Ha esordito in serie A con il Cagliari. Era in 1990-91 e riuscì a conquistare una memorabile salvezza. Poi ha gestito il Napoli del dopo-Maradona: finì al quarto posto, lontano dal Milan campione di Sacchi. Con la Fiorentina di Batistuta e Rui Costa il miglior piazzamento lo ottenne nel 95-96: ter­zo posto, anche in questo caso distante dal Milan campione. La sua esperienza all’estero l’ha vissuta tra Spagna e Inghilterra. Alla guida del Valencia il suo miglior piazzamento arrivò nel 98-99: quarto, con il Barcellona che aveva preso il largo già da diverse giornate. Con Il Chelsea ha vissuto sempre nell’alta classifica: due sesti, un quarto e un secondo posto, prima del benservito di Abramovich. Dopo un paio di stagioni poco fortunate, il ritorno in Italia. La scommessa vinta a Parma, con la salvezza ottenuta in condizioni disperate. E infine i due anni con la Juventus. Il terzo posto da neopromossa è tanta roba. Il secondo della scorsa stagi ne gli appartiene, anche se lo hanno esonerato a due giornate dalla fine. Ma mai è arrivato così vicino allo scudetto. Oggi, alla guida della sua Roma, sognare si può.


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