Ranieri: “Con Totti e Toni Roma a mille”

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Claudio Ranieri, come nasce questa passione per il rugby?
«Non è una vera passione, ma ogni tanto lo seguo, ho visto il Sei Nazioni, Inghilterra-Italia a Twickenham, uno stadio che è una cattedrale del rugby. Quando ho saputo che al Flaminio c’era una partita così importante ci sono venuto volentieri. Ho visto una grande Italia, ha lottato ad armi pari e ha dimostrato di poter sopperire a quelle lacune inevitabili contro mostri sacri come gli inglesi».
E’ stata una domenica felice, dopo la vittoria contro il Palermo…
«Quando vinciamo sono sempre contento, ma è importante lottare sempre su ogni pallone, che ci sia sempre la prestazione e capire dove possiamo migliorare».
Infatti, nonostante il record di vittorie ha posto l’accento sugli aspetti su cui migliorare.
«Lo hanno visto tutti, contro Fiorentina e Palermo ci hanno tirato troppe volte in porta. Dobbiamo lavorare di più su questi meccanismi. I ragazzi sono convinti di averli memorizzati, ma ancora non è così. Li abbiamo un po’ smarriti e ora bisognerà tornare a insistere».
La partita contro il Palermo è stata risolta da Brighi e Baptista, due giocatori che non vengono sempre utilizzati e che come altri sta rilanciando.
«Io voglio avere un gruppo di giocatori senza distinzioni tra titolari e riserve. Avrò bisogno di tutti, anche di quello che gioca meno. Ma proprio questo, con i suoi comportamenti, ci farà vincere le partite che contano. Tutti fanno parte della Roma e tutti devono dare il massimo in allenamento. Giocando ogni tre giorni ho bisogno di tutti».
Un altro giocatore recuperato è Motta. Stava per andare al Manchester, qualche giorno fa, oggi è titolare.
«Vorrei che tutti si sentissero titolari. Lui, Cassetti, ho due elementi validi su quella fascia, dove all’occorrenza posso utilizzare anche Burdisso. Giovedì giocheremo ad Atene una partita delicata e domenica contro il Catania ci sarà da soffrire contro una squadra che corre molto. L’importante è essere tutti concentrati».
Con il suo modo di gestire la squadra, di far sentire tutti importanti, ha guadagnato un grosso credito nei confronti dei giocatori.
«Sin dal primo giorno mi sono reso conto che ho a che fare con tutti bravi ragazzi. Ci seguono, c’è grande partecipazione, ho uno staff eccellente con il quale si è creato un ottimo feeling, che credo che sia il segreto di questi risultati. Tutti lavorano con entusiasmo. Dal preparatore atletico, a Benetti, a Damiano. Per non parlare di Pellizzaro. Lui è con me da sempre. E con i portieri è sempre andata bene. Da Toldo, che arrivò giovanissimo alla Fiorentina, a Galli al Napoli. Da Zubizarreta in Spagna, a Cudicini che abbiamo lanciato al Chelsea. Buffon non fa testo, ma anche Manninger alla Juve quando è stato chiamato in causa è andato benissimo. Lo stesso sta facendo Julio Sergio. Pellizzaro è così coinvolto che quando segue la partita a bordo campo insegue i giocatori, a volte lo devo frenare… I ragazzi sono monitorati, sono seguiti, c’è un lavoro capillare alla base di questi risultati. Ma c’è stata anche quella voglia in più dei giocatori di voler ripartire dopo aver toccato il fondo, dopo aver conosciuto l’inferno. In quei momenti la squadra ci ha creduto e si è ritrovata, si è ricreata l’autostima. Ai giocatori l’ho detto sin dal primo giorno: “non importa il risultato, vi devo vedere lottare”. Loro sanno che devono darmi tutto. Perché poi è quello che vuole la gente».
Lei è uno dei pochi allenatori che sta addosso ai giocatori anche durante il riscaldamento, prima della partita.
«Sono sempre stato così. A Cagliari facevo tutto da solo, anche se avevo il secondo. Adesso i collaboratori sono indispensabili, perché il lavoro è più articolato. Io voglio stare con i miei giocatori fino all’ultimo. Voglio dargli tutto, come loro devono dare tutto a me. Voglio stare a posto con la coscienza. In generale voglio vedere come si allenano durante la settimana, come si impegnano, come superano i momenti di crisi che durante l’allenamento sono inevitabili. Chi molla in allenamento lo fa anche in campo e non lo accetto».
Giovedì torna l’Europa League, la Roma giocherà ad Atene.
«Il Panathinaikos ha perso in campionato. Non ci voleva, saranno ancora più determinati. E’ un’ottima squadra, con tanti giocatori internazionali. Gilberto Silva è in dubbio per un problema alla caviglia. Lo conosco bene, ne abbiamo fatte di battaglie a Londra. Una grossa squadra, un ambiente caldo. Non sarà facile. Dobbiamo andare lì per fare gol, è questo quello che conta. Non ho mai affrontato una squadra greca, è la mia prima volta. Il calcio greco è cresciuto molto negli ultimi anni, ci sono molti brasiliani. Hanno esonerato l’allenatore, per loro conta solo vincere. Ma noi ci arriviamo in un buon periodo di forma, ho una buona squadra e ce l’andiamo a giocare. Poi per chiudere la pratica confidiamo nel nostro pubblico per il ritorno».
Sabato ha risparmiato Perrotta in vista della Coppa?
«L’ho fatto riposare, anche perché non si era allenato bene durante la settimana per il torcicollo. Simone è uno che non si tira mai indietro, se posso farlo rifiatare è meglio per lui».
Anche Totti va gestito.
«Certo, tutti, anche Francesco. Stamattina (ieri, ndr) l’ho visto allenarsi molto bene, è sereno, sta procedendo secondo il programma prestabilito. Totti va gestito tra allenamenti e minuti giocati. Dobbiamo portarlo nelle condizioni di ripartire».
Ieri Toni è tornato a lavorare sul campo.
«Aspetto il responso 24 ore dopo il test, vedremo come reagirà. E’ il suo primo approccio sul campo dopo l’infortunio, è presto per dire quando i medici me lo ridaranno. Non voglio fissare una scadenza, l’importante che recuperi al cento per cento. I medici lo sanno, io preferisco aspettare un giorno in più per averlo a posto».
Che ne pensa dei risultati di ieri?
«Non ci sono state sorprese. Reja ha cominciato bene con la Lazio. E’ un allenatore navigato, sa il fatto suo, ha fatto benissimo a Napoli, farà benissimo anche alla Lazio. Si tratta di due piazze molto calde, non arriva impreparato ».
E’ stato di parola, non ha visto Napoli-Inter?
«No, non mi interessava. Qualsiasi risultato sarebbe andato bene. Non ho fatto il tifo per nessuno. Ogni tanto bisogna staccare la spina».
Ha messo insieme una serie di record. Davvero non ci pensa?
«Se non ci fossero i giornalisti non me li ricorderei. Per esempio non sapevo di aver fatto 19 risultati utili di fila con la Fiorentina. Guardo sempre al risultato, al presente. Le esperienze passate, negative o positive, le analizzo e volto pagina».
E’ sempre così misurato. Ma in questi cinque mesi e mezzo si sarà emozionato…
«Sì, nel derby, non lo nascondo. Sono riservato, non mi piace entrare in campo, ma quella sera l’ho fatto. Per me i protagonisti restano i giocatori, ma era il mio primo derby e so cosa significa per i tifosi. La vittoria contro la Juve è stata diversa, il derby è il derby e a Torino non cercavo rivincite».
Con il recupero completo di Totti e Toni questa Roma può migliorare ancora?
«Ora stiamo facendo benissimo, con il ritorno a pieno regime di due attaccanti come loro cercheremo di mantenere questa linea di condotta. Sarebbe importante».
Tra tanti giocatori riva lutati, c’è qualcuno che può dare di più?
«Sono convinto che Julio Baptista e Menez hanno qualità che non hanno ancora espresso. Noi dobbiamo essere bravi ad aspettarli e loro a capire la Roma. Sono due giocatori importanti».
Mourinho in tempi non sospetti disse che temeva la Roma. Era un bluff o aveva visto lungo?
«Non sono state dichiarazioni di ciricostanza le sue. Sapeva che la Roma ha un grosso potenziale e che prima o poi lo avrebbe messo in mostra».
Questa Roma che non molla mai ha riconquistato anche i tifosi.
«L’ho detto ai ragazzi, dopo la partita con il Palermo. Il nostro traguardo sarà raggiunto quando vedremo l’Olimpico tutto pieno. Siamo sulla buona strada. Il pubblico di Roma non ce l’ha nessuno, nelle difficoltà ha sempre fatto sentire il suo apporto. I tifosi hanno ripreso a starci vicini, dobbiamo trascinarli ancora di più e nel momento del bisogno ci daranno una mano».
Quei tifosi che adesso sognano…
«Il calcio è una fabbrica di sogni. Tutti vorrebbero vincere, sarebbe bello trasformare i sogni in realtà. I tifosi hanno tutto il diritto di sognare lo scudetto, ma io e i ragazzi non ci pensiamo per niente. Ci attendono tante partite difficili, il Milan, l’Inter, la Samp, il Napoli. E altre squadre che lottano per non retrocedere che ci daranno filo da torcere. L’Inter è di una categoria superiore. Se non ci fosse sarebbe un ottimo campionato, con tutte le squadre che lottano per la Champions League che potrebbero guardare più in alto».
Avverte che la gente a questa Roma ci crede?
«Ho molti amici, mi dicono: “la città frigge”. Mi fa piacere».
E sente di aver conquistato i tifosi?
«Sono consapevole di essere stato accolto con un po’ di scetticismo e non capisco perché, ma adesso credo che il mio lavoro sia apprezzato».
Ranieri, è solo all’inizio di un progetto?
«Certo e c’è ancora tanta strada da fare. La dottoressa Sensi è stata chiara con me, sappiamo di dover seguire le direttive di Platini. La Roma è stata intelligente nei momenti difficili, quando non poteva fare mercato per il caso Mexes. I dirigenti sono gli stessi, bisogna essere bravi a proseguire su quella strada».
 L’intervista completa di Claudio Ranieri concessa a Il Corriere dello Sport:
Claudio Ranieri, come nasce questa passione per il rugby?
«Non è una vera passione, ma ogni tanto lo seguo, ho visto il Sei Nazioni, Inghilterra-Italia a Twickenham, uno stadio che è una cattedrale del rugby. Quando ho saputo che al Flaminio c’era una partita così importante ci sono venuto volentieri. Ho visto una grande Italia, ha lottato ad armi pari e ha dimostrato di poter sopperire a quelle lacune inevitabili contro mostri sacri come gli inglesi».
E’ stata una domenica felice, dopo la vittoria contro il Palermo...
«Quando vinciamo sono sempre contento, ma è importante lottare sempre su ogni pallone, che ci sia sempre la prestazione e capire dove possiamo migliorare».Infatti, nonostante il record di vittorie ha posto l’accento sugli aspetti su cui migliorare.«Lo hanno visto tutti, contro Fiorentina e Palermo ci hanno tirato troppe volte in porta. Dobbiamo lavorare di più su questi meccanismi. I ragazzi sono convinti di averli memorizzati, ma ancora non è così. Li abbiamo un po’ smarriti e ora bisognerà tornare a insistere».
La partita contro il Palermo è stata risolta da Brighi e Baptista, due giocatori che non vengono sempre utilizzati e che come altri sta rilanciando.
«Io voglio avere un gruppo di giocatori senza distinzioni tra titolari e riserve. Avrò bisogno di tutti, anche di quello che gioca meno. Ma proprio questo, con i suoi comportamenti, ci farà vincere le partite che contano. Tutti fanno parte della Roma e tutti devono dare il massimo in allenamento. Giocando ogni tre giorni ho bisogno di tutti».
Un altro giocatore recuperato è Motta. Stava per andare al Manchester, qualche giorno fa, oggi è titolare.
«Vorrei che tutti si sentissero titolari. Lui, Cassetti, ho due elementi validi su quella fascia, dove all’occorrenza posso utilizzare anche Burdisso. Giovedì giocheremo ad Atene una partita delicata e domenica contro il Catania ci sarà da soffrire contro una squadra che corre molto. L’importante è essere tutti concentrati».
Con il suo modo di gestire la squadra, di far sentire tutti importanti, ha guadagnato un grosso credito nei confronti dei giocatori.
«Sin dal primo giorno mi sono reso conto che ho a che fare con tutti bravi ragazzi. Ci seguono, c’è grande partecipazione, ho uno staff eccellente con il quale si è creato un ottimo feeling, che credo che sia il segreto di questi risultati. Tutti lavorano con entusiasmo. Dal preparatore atletico, a Benetti, a Damiano. Per non parlare di Pellizzaro. Lui è con me da sempre. E con i portieri è sempre andata bene. Da Toldo, che arrivò giovanissimo alla Fiorentina, a Galli al Napoli. Da Zubizarreta in Spagna, a Cudicini che abbiamo lanciato al Chelsea. Buffon non fa testo, ma anche Manninger alla Juve quando è stato chiamato in causa è andato benissimo. Lo stesso sta facendo Julio Sergio. Pellizzaro è così coinvolto che quando segue la partita a bordo campo insegue i giocatori, a volte lo devo frenare… I ragazzi sono monitorati, sono seguiti, c’è un lavoro capillare alla base di questi risultati. Ma c’è stata anche quella voglia in più dei giocatori di voler ripartire dopo aver toccato il fondo, dopo aver conosciuto l’inferno. In quei momenti la squadra ci ha creduto e si è ritrovata, si è ricreata l’autostima. Ai giocatori l’ho detto sin dal primo giorno: “non importa il risultato, vi devo vedere lottare”. Loro sanno che devono darmi tutto. Perché poi è quello che vuole la gente».
Lei è uno dei pochi allenatori che sta addosso ai giocatori anche durante il riscaldamento, prima della partita.
«Sono sempre stato così. A Cagliari facevo tutto da solo, anche se avevo il secondo. Adesso i collaboratori sono indispensabili, perché il lavoro è più articolato. Io voglio stare con i miei giocatori fino all’ultimo. Voglio dargli tutto, come loro devono dare tutto a me. Voglio stare a posto con la coscienza. In generale voglio vedere come si allenano durante la settimana, come si impegnano, come superano i momenti di crisi che durante l’allenamento sono inevitabili. Chi molla in allenamento lo fa anche in campo e non lo accetto».
Giovedì torna l’Europa League, la Roma giocherà ad Atene.
«Il Panathinaikos ha perso in campionato. Non ci voleva, saranno ancora più determinati. E’ un’ottima squadra, con tanti giocatori internazionali. Gilberto Silva è in dubbio per un problema alla caviglia. Lo conosco bene, ne abbiamo fatte di battaglie a Londra. Una grossa squadra, un ambiente caldo. Non sarà facile. Dobbiamo andare lì per fare gol, è questo quello che conta. Non ho mai affrontato una squadra greca, è la mia prima volta. Il calcio greco è cresciuto molto negli ultimi anni, ci sono molti brasiliani. Hanno esonerato l’allenatore, per loro conta solo vincere. Ma noi ci arriviamo in un buon periodo di forma, ho una buona squadra e ce l’andiamo a giocare. Poi per chiudere la pratica confidiamo nel nostro pubblico per il ritorno».
Sabato ha risparmiato Perrotta in vista della Coppa?
«L’ho fatto riposare, anche perché non si era allenato bene durante la settimana per il torcicollo. Simone è uno che non si tira mai indietro, se posso farlo rifiatare è meglio per lui».
Anche Totti va gestito.
«Certo, tutti, anche Francesco. Stamattina (ieri, ndr) l’ho visto allenarsi molto bene, è sereno, sta procedendo secondo il programma prestabilito. Totti va gestito tra allenamenti e minuti giocati. Dobbiamo portarlo nelle condizioni di ripartire».
Ieri Toni è tornato a lavorare sul campo.
«Aspetto il responso 24 ore dopo il test, vedremo come reagirà. E’ il suo primo approccio sul campo dopo l’infortunio, è presto per dire quando i medici me lo ridaranno. Non voglio fissare una scadenza, l’importante che recuperi al cento per cento. I medici lo sanno, io preferisco aspettare un giorno in più per averlo a posto».
Che ne pensa dei risultati di ieri?
«Non ci sono state sorprese. Reja ha cominciato bene con la Lazio. E’ un allenatore navigato, sa il fatto suo, ha fatto benissimo a Napoli, farà benissimo anche alla Lazio. Si tratta di due piazze molto calde, non arriva impreparato ».
E’ stato di parola, non ha visto Napoli-Inter?
«No, non mi interessava. Qualsiasi risultato sarebbe andato bene. Non ho fatto il tifo per nessuno. Ogni tanto bisogna staccare la spina».
Ha messo insieme una serie di record. Davvero non ci pensa?
«Se non ci fossero i giornalisti non me li ricorderei. Per esempio non sapevo di aver fatto 19 risultati utili di fila con la Fiorentina. Guardo sempre al risultato, al presente. Le esperienze passate, negative o positive, le analizzo e volto pagina».
E’ sempre così misurato. Ma in questi cinque mesi e mezzo si sarà emozionato…
«Sì, nel derby, non lo nascondo. Sono riservato, non mi piace entrare in campo, ma quella sera l’ho fatto. Per me i protagonisti restano i giocatori, ma era il mio primo derby e so cosa significa per i tifosi. La vittoria contro la Juve è stata diversa, il derby è il derby e a Torino non cercavo rivincite».
Con il recupero completo di Totti e Toni questa Roma può migliorare ancora?
«Ora stiamo facendo benissimo, con il ritorno a pieno regime di due attaccanti come loro cercheremo di mantenere questa linea di condotta. Sarebbe importante».
Tra tanti giocatori riva lutati, c’è qualcuno che può dare di più?
«Sono convinto che Julio Baptista e Menez hanno qualità che non hanno ancora espresso. Noi dobbiamo essere bravi ad aspettarli e loro a capire la Roma. Sono due giocatori importanti».
Mourinho in tempi non sospetti disse che temeva la Roma. Era un bluff o aveva visto lungo?
«Non sono state dichiarazioni di ciricostanza le sue. Sapeva che la Roma ha un grosso potenziale e che prima o poi lo avrebbe messo in mostra».
Questa Roma che non molla mai ha riconquistato anche i tifosi.
«L’ho detto ai ragazzi, dopo la partita con il Palermo. Il nostro traguardo sarà raggiunto quando vedremo l’Olimpico tutto pieno. Siamo sulla buona strada. Il pubblico di Roma non ce l’ha nessuno, nelle difficoltà ha sempre fatto sentire il suo apporto. I tifosi hanno ripreso a starci vicini, dobbiamo trascinarli ancora di più e nel momento del bisogno ci daranno una mano».
Quei tifosi che adesso sognano…
«Il calcio è una fabbrica di sogni. Tutti vorrebbero vincere, sarebbe bello trasformare i sogni in realtà. I tifosi hanno tutto il diritto di sognare lo scudetto, ma io e i ragazzi non ci pensiamo per niente. Ci attendono tante partite difficili, il Milan, l’Inter, la Samp, il Napoli. E altre squadre che lottano per non retrocedere che ci daranno filo da torcere. L’Inter è di una categoria superiore. Se non ci fosse sarebbe un ottimo campionato, con tutte le squadre che lottano per la Champions League che potrebbero guardare più in alto».
Avverte che la gente a questa Roma ci crede?
«Ho molti amici, mi dicono: “la città frigge”. Mi fa piacere».
E sente di aver conquistato i tifosi?
«Sono consapevole di essere stato accolto con un po’ di scetticismo e non capisco perché, ma adesso credo che il mio lavoro sia apprezzato».
Ranieri, è solo all’inizio di un progetto?
«Certo e c’è ancora tanta strada da fare. La dottoressa Sensi è stata chiara con me, sappiamo di dover seguire le direttive di Platini. La Roma è stata intelligente nei momenti difficili, quando non poteva fare mercato per il caso Mexes. I dirigenti sono gli stessi, bisogna essere bravi a proseguire su quella strada».

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