Il valore reale della A.S. Roma

di Redazione Commenta


 L’articolo integrale tratto da L’Espresso nel quale si cerca di attribuire alla A.S. Roma il giusto valore. Testuale:

Si lavora male con la fretta. E a Trigoria la fretta regna. Da   qualche giorno, il centro sportivo dell’As Roma ha un nuovo ospite,   gradito quanto un´invasione di ultras laziali. Si chiama Roberto    Venturini, è friulano e mastica numeri da una vita. Prima di entrare   nel consiglio di amministrazione del club giallorosso, è stato    direttore finanza di Unicredit Banca d´Impresa. Adesso è   vicedirettore generale Corporate dell´istituto che, dopo anni di    braccio di ferro, ha ereditato dalla famiglia Sensi l’indebitatissima   Compagnia Italpetroli. E dunque, la Roma.  Venturini ha un compito da svolgere di corsa e con la massima   discrezione: passare al setaccio i conti della gestione Sensi in    vista della cessione del club. Qualcuno deve farlo ma è davvero uno   sporco lavoro.

Da un lato, è necessario mettere ordine in alcune zone   oscure dell´ex impero dei Sensi. Dall´altro, non bisogna spaventare i    possibili acquirenti di varie nazionalità che in questi giorni hanno   presentato a Rothschild ´offerta non vincolante.  Così, mentre la squadra si prepara al derby contro una Lazio   inaspettatamente prima in classifica, il management romanista   affronta un esame ancora più difficile su alcune operazioni salva- bilancio del recente passato.  Il primo banco di prova è il marketing. Nel gennaio del 2007, a   imitazione di altri club, la Roma ha venduto a se stessa il suo    marchio. L´operazione puntava a valorizzare un bene immateriale per   consentire una plusvalenza patrimoniale ed è stata autorizzata dalla    Consob, dato che la società è quotata. Il marchio è stato ceduto per   125 milioni di euro alla controllata Soccer, una società in   accomandita semplice. Soccer è gestita da un accomandatario    responsabile della gestione, la Brand management. La Consob ha   approvato il trasferimento di ramo d´azienda, ma ha avvertito dei    rischi dell´operazione sottolineando che il marchio finiva dentro una   società di cui l´As Roma non ha il controllo. Brand Management,   infatti, è posseduta per metà   a Maria Cristina Sensi, sorella del   presidente giallorosso Rosella nonché azionista di Italpetroli, e per    metà dalla Dao consulting di Stefano De Alessi e Edoardo Ottaviani. I   due sono, rispettivamente, responsabile commerciale e responsabile    marketing della Roma. Ma lavorano anche in proprio. Gestiscono per   esempio il brand Federica Pellegrini, campionessa di nuoto che si   allena alla Canottieri Aniene del supertifoso romanista Giovanni Malagò.  Insomma, alla domanda ´ci si può fidare?´, l´organo di controllo dei   mercati finanziari ha risposto: più o meno sì, ma se va male vi    avevamo avvisato. La Soccer, del resto, non va male. Non potrebbe.   Dentro la società non c´è solo il marchio ma anche tutto quello che è    legato allo sfruttamento della Lupa giallorossa. In primo luogo, le   magliette. Poi, i due punti vendita di via Appia Nuova e piazza   Colonna. Infine, il magazzino in via Portuense. Il giro d´affari di    Soccer è valutato intorno ai 25 milioni di euro. Quello che inquieta   è  l capitolo relativo ai costi, pari a 14 milioni. Per un settore    con margini colossali, dove una maglietta da cinque euro viene   rivenduta a 70, sono spese preoccupanti. E anche difficili da    verificare. Soccer è una società semplice che non pubblica bilanci.   Brand management, che i bilanci li pubblica, ha ricavi per poche    centinaia di migliaia di euro. Il comparto immobiliare, che Venturini sta studiando assistito dal    direttore finanziario della Roma Cristina Mazzoleni, è un´altra   materia delicata. Anche qui c´è di mezzo un´operazione di finanza    straordinaria. Nel dicembre 2005, Roma 2000, cioè la subholding di    Italpetroli che aveva i due terzi delle azioni della Roma, ha    oncluso un sell and leaseback (vendita e riaffitto) sul centro   sportivo di Trigoria per conseguire una plusvalenza stimata in 22    milioni di euro. L’acquirente è stata Banca Italease, al tempo   guidata da Roberto Faenza, da poco condannato a sette anni in primo    grado per lo scandalo dei prodotti derivati. An  e in questo caso,   l’obiettivo era di irrobustire il patrimonio, fare cassa e rimandare    l’appuntamento con il rosso di bilancio. E, anche in questo caso, è   stata creata dal gruppo Italpetroli una società ad hoc, l’As Roma   Real Estate. La Real Estate doveva semplicemente incassare l´affitto    dalla Roma e girarlo in parte a Italease sotto forma di canone di   leasing. Ma non tutto è andato liscio. Nell´ultimo consiglio di amministrazione della società, tenuto alla    fine di ottobre, alcuni piccoli azionisti hanno fatto emergere le   anomalie dell´affare. Per prima cosa, l’As Roma ha pagato in anticipo   a Roma Real Estate quattro anni di affitto, pari a 15 milioni di   euro, ed ha così azzerato il beneficio di cassa che derivava dalla   cessione di Trigoria a Italease. In secondo luogo, le spese per la    gestione ordinaria di Trigoria, dall´erba dei campi agli spogliatoi,   sono state accollate a Roma Real Estate nella misura di 850 mila euro    all´anno mentre altre spese dello stesso tipo, in med    altri 350   mila euro all´anno, continuano a gravare sull´As Roma.  Ma c´è di più. Fra il 2009 e il 2010, Roma Real Estate ha utilizzato   in modo bizzarro i 3,5 milioni di euro ricevuti dall´As Roma per    pagare il leasing su Trigoria. La somma, divisa in due tranche, è   stata prestata a Italpetroli, la holding dei Sensi che ha già drenato    quasi 190 milioni di euro in prestiti dalle controllate. La   circostanza presenta un´affinità poco piacevole con il modus operandi   della Fiorentina ai tempi di Vittorio Cecchi Gori, quando le casse    del club viola finanziavano la controllante Finmavi in crisi. Il giro di vite di Unicredit va oltre le vicende marketing e    immobiliare. Uno dei bersagli della supervisione finanziaria di   Venturini è la voce stipendi e consulenze, con gli ingaggi milionari    percepiti dalle eredi di Franco Sensi e da Marco Staffoli, marito di   Rosella. Con il repulisti, il club giallorosso sarà nelle migliori    condizioni per essere ceduto. Nella prima parte di novembre ci s  rà una prima scrematura rispetto   alle manifestazioni d´interesse arrivate all´advisor Rothschild da    mezzo mondo (Emirati arabi, Egitto, Cina, Russia, India) mentre i   soli italiani interessati, a questo punto, rimangono gli Angelucci e    il fondo Clessidra. Poi la banca sceglierà e si passerà a una   trattativa che, possibilmente, si concluda entro l’anno. L’allenatore    Claudio Ranieri è in scadenza di contratto e la squadra vive molto   male l´incertezza. Il nervosismo in campo e i risultati lo stanno   dimostrando, dopo una stagione agonistica 2009-2010 vissuta al di   sopra delle attese.  Per i proprietari per caso di Unicredit lo scarso rendimento sportivo   è un problema in più, al momento di vendere. Vendere a quanto poi?    Ancora nessuno azzarda cifre. In bilancio, il 67 percento dell’As   Roma controllato da Roma 2000 è stimato 95 milioni di euro. Secondo i    periti della famiglia Sensi, invece, la squadra vale molto di più. Unicredit dubita di queste stime casalinghe, come certi arbitragg   in   sudditanza psicologica. Ma la beffa è che oggi alla banca guidata da    Federico Ghizzoni conviene avallare anche le sopravvalutazioni più   spericolate. In caso contrario, gran parte dei 300 milioni di euro di    debiti di Italpetroli finiranno cancellati da un tratto di penna.


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