Tosel (giudice sportivo): “Squalifica Burdisso? Segreto professionale”

di Redazione Commenta


 Il giudice sportivo Gianpaolo Tosel, intervistato da Radio DeeJay, è tornato sulla squalifica di Burdisso, spiegando di non poter dire i motivi che lo hanno spinto a dare due giornate all’argentino dopo l’espulsione di Cagliari: “Non posso spiegare il perché, ho un obbligo deontologico preciso e non posso esprimere valutazioni“. Tosel ha ribadito che il referto arbitrale ha sempre un peso determinante: “Nelle mie decisioni la base sono i 55 articoli del codice di giustizia sportiva, la mia funzione è quella di un notaio e ragioniere che prende atto di quello che c’è scritto nel referto degli arbitri e in base a quello commina le sanzioni. C’è un tariffario nel codice che non tutti conoscono: espressione ingiuriosa all’arbitro, minimo due giornate; condotta violenta, minimo tre giornate; doppia ammonizione, minimo una giornata. Non c’è spazio per interpretazioni. I giudici non guardano la tv, non ascoltano le radio, non leggono i giornali. Gli unici atti ufficiali su cui vertono i miei giudizi sono i referti degli arbitri e i rapporti della procura federale. Perché se la tv smentisce un episodio, il giudice commina lo stesso una squalifica? Il giudice può solo attenersi ai referti“. Tosel ha infine spiegato il perchè non interviene mai nelle radio e nelle tv: “Ho sempre auspicato una giustizia che non abbia nome e cognome, che sia silenziosa e non abbia un volto. Ho fatto il magistrato per 35 anni, ho iniziato a 24 anni, mi sono laureato a 21, ho preso la maturità a 17 e sono in pensione da 10“.


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