Borriello: “In Champions speravo di giocare dall’inizio. Ma non volevo mancare di rispetto a nessuno”

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 Dal Messaggero:

Tutto si sarebbe aspettato, Marco Borriello, tranne che sentirsi rinfacciare venti minuti giocati male in una partita giocata (giocata?) malissimo dall’intera squadra. Beccato dalle telecamere a lamentarsi per l’iniziale panchina contro lo Shakhtar, l’ex milanista nel post sconfitta è stato bacchettato due volte da Claudio Ranieri, che l’ha accusato di scarso rendimento. E pensare che Borriello, arrivato alla Roma alla fine di agosto, ha già segnato quindici reti (10 in campionato e cinque nelle coppe), ha giocato con una frattura al volto, è sceso in campo con un tutore alla spalla, non si è tirato indietro neppure con un ginocchio siringato e con una caviglia gonfia oppure con un tendine dolorante. Non saranno venticinquemila le reti di cui parlava l’altra sera durante l’intervallo. Il rimprovero pubblico e reiterato di Ranieri l’ha colto di sorpresa. E l’ha stranito. «Non sono un fenomeno, ma con quello che avevo fatto in Champions speravo di giocare dall’inizio. Ma non volevo mancare di rispetto a nessuno», le parole di Borriello nella notte tra mercoledì e giovedì. E non si capisce bene una cosa, legata a Ranieri: una volta un giocatore che si lamenta perché non gioca dà un segnale positivo, perché vuol dire che tiene a se stesso e alla squadra, e un’altra è meritevole invece di un rimprovero pubblico? O l’una o l’altra, o no? La sintesi, al di là di tutto, è che il P.A.R. (Partito Anti Ranieri) è cresciuto di una unità, Borriello appunto. Che sicuramente, pur con tutte le attenuenti, avrebbe fatto meglio a starsene zitto e a non lamentarsi. Ma insieme con Borriello tra le new entry del P.A.R. occorre citare anche Bogdan Lobont, l’ex secondo di Julio Sergio diventato (senza apparenti motivi, a suo giudizio) anche il secondo di Doni. Lobont in dicembre ha rifiutato il passaggio al Galatasaray convinto di poter recitare un ruolo importante nella Roma, ma due mesi dopo si trova riserva della riserva. Solo perché si è infortunato contro il Bari (12 dicembre 2010) e non si è potuto allenare per diverse settimane. Una volta tornato a disposizione, si è ritrovato alle spalle di Doni. La realtà è che all’interno dello spogliatoio della Roma sono pochi, se non rari, i giocatori che sono al cento per cento dalla parte dell’allenatore. Un paio, forse. La sensazione è che tutti gli altri, per un motivo o per un altro, non sarebbero disposti a gettarsi nel fuoco per l’allenatore. Questo non significa che giocano contro Ranieri, ma che con il tecnico non hanno (più) feeling. Anche se, ufficialmente, fanno discorsi pacifici e di grande fratellanza. Ma, si sa, le parole le porta via il vento(…).


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