Adriano non si sgonfia: Roma si allontana?

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 Da repubblica.it:

Occhi su Trigoria: c’è in campo Adriano. Già, Trigoria. Non l’Olimpico, neanche il Flaminio, dove in estate aveva promesso “tornerò grande” e dove Rosella Sensi lo aveva promosso a nuovo Imperatore della capitale: “Non è una scommessa, è una certezza“. Parole che hanno un suono amaro oggi, a distanza di sei mesi. Occorre un test con i ragazzi del settore giovanile per vedere l’attaccante, un test che Ranieri e il suo staff hanno pensato per valutare il recupero di Juan e Pizarro dai rispettivi guai fisici, ma anche (soprattutto) per mettere sulla bilancia la condizione di Adriano.
PROMESSA O SPERANZA? La bilancia, quella vera, resta impietosa con il centravanti venuto da Rio: rispetto ai 106 chili (ufficiali) di quando è sbarcato a Roma, non ne ha persi più di un paio, forse tre. Briciole rispetto a quanto sarebbe necessario per rivederlo in uno stato di forma accettabile su un campo di serie A.

Ranieri con lui è stato chiaro: “Finché non tornerai in forma, io non ti farò giocare“, gli ha detto già da tempo. Ma da quando Ranieri è tornato a convocarlo i segni di un’inversione di rotta non si sono visti. Anzi. Per spiegarne il flop e la condizione precaria, qualche voce poco rassicurante negli ultimi mesi aveva alzato sospetti sulla sua vita privata, mai tornata, secondo i maligni, a riflettere i doveri di un atleta. Anche per evitare rischi di questo tipo le persone a lui più vicine (e qualcuno a Trigoria) lo hanno consigliato da tempo a riunirsi con la ex moglie Danielle Carvalho e con i figli Adrianinho e Sophia, che nelle scorse settimane lo hanno raggiunto a Roma. Nella capitale l’attaccante ha trovato inoltre una colonia brasiliana poco festas&samba e molto casa-lavoro-famiglia, da Doni a Cicinho, da Juan a Baptista e Simplicio. A loro, nel corso di una cena a poche ore dal derby, Adriano ha promesso: “Entro Natale tornerò Imperatore”.
FUTURO IN BILICO – Fin qui, non è mancato l’impegno: in pubblico la sua condotta alimentare e non solo è ineccepibile. Anche a Trigoria non c’è membro dello staff che non ne lodi l’applicazione e la serietà. Ma la ritrovata serenità familiare, i programmi alimentari e di allenamento personalizzati e i chilometri a scartamento ridotto sul campo, non sono serviti. Certo, i due infortuni in un mese tra fine agosto e fine settembre (all’adduttore e alla caviglia) ne hanno minato il recupero fisico e quello mentale, costringendolo ad assistere tra infermeria e panchina ai sette gol di Borriello, alle perle decisive di Vucinic, all’esplosione di Menez e al ritorno di Totti. Per lui briciole, che si traducono in 113 minuti di gioco diluiti su tre gare, zero gol e nessun lampo. Natale è vicino, e con quei quattro davanti (uno a turno deve anche restare fuori) Adriano sa che di spazio ne troverà sempre meno. Il Corinthians sogna di riportarlo a Rio, magari appoggiato da uno sponsor che paghi l’ingaggio. “Adriano resta” è ritornello suonato quotidianamente a Trigoria. E se fosse lo stesso Adriano a rimettere la quota della scommessa e a chiedere di tornare campione altrove?


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