Unicredit: Profumo verso le dimissioni

di Redazione Commenta


 Indirettamente ma neppure troppo: interessa, eccome, la vicenda che tiene banco dentro l’istituto di credito cui fa rimando l’A.S. Roma. Alessandro profumo verso le dimissioni da Unicredit: l’Ad, infatti, ha subito più di una critica rispetto all’operazione che ha portato al rafforzamento della presenza libica all’interno del gruppo. Da repubblica.it:

L’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, verso le dimissioni. Lo scenario più probabile, secondo quanto risulta all’agenzia Radiocor, è che il presidente Dieter Rampl rilevi le sue deleghe.

Nel nuovo ruolo il presidente verrà supportato dai quattro manager attualmente al vertice del gruppo (Roberto Nicastro, Paolo Fiorentino, Federico Ghizzoni, Sergio Ermotti). Il ruolo di Rampl risulta transitorio anche se per l’assetto definitivo non c’è alcuna fretta, né stanno maturando candidature estere. Di sicuro il presidente, aggiunge Radiocor, negli ultimi giorni ha preparato il passaggio delle consegne confermando accordi blindati con i grandi azionisti del gruppo. Da indiscrezioni si è appreso che domani alle 18 a Milano si svolgerà un cda straordinario con all’ordine del giorno i rapporti con il top management. Sul tavolo l’operato di Profumo e il caso Libia. Fonti vicine ai soci sottolineano che i grandi azionisti sono impegnati a mantenere indipendente la banca. Fino a oggi la prima riunione del board era prevista per il 30 settembre prossimo a Varsavia per preparare la risposta alle domande di Bankitalia sull’impatto sulla governance del recente rafforzamento degli azionisti libici. E’ poi stata messa in agenda per giovedì a Milano una riunione del comitato strategico di Unicredit, insieme ai comitati nomine e remunerazioni, per un aggiornamento sugli approfondimenti che Rampl sta svolgendo anche sulle modalità dello sbarco in forze in Piazza Cordusio della Lybian Investment Authority tra fine luglio e i primi di agosto. Operazione di cui il presidente non era stato messo al corrente e che ha suscitato critiche da parte dei maggiori soci italiani. Dal canto suo, Profumo si è difeso dicendo di non aver sollecitato lui la crescita dei libici. Questi ultimi ora, considerando anche la quota in mano alla Banca Centrale del Paese nordafricano, hanno più del 7,5% del capitale della gruppo italiano.


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