Unicredit-Aabar: l’intrigo continua

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Al termine di un’altra giornata convulsa, tra studio delle carte e contatti incrociati, il futuro della Roma sembra avviarsi verso gli Stati Uniti. Ieri mattina i dirigenti di Unicredit hanno iniziato ad analizzare e comparare le cinque offerte vincolanti raccolte lunedì sera da Rothschild e consegnate per conoscenza anche alla famiglia Sensi. Ma ormai è la banca a decidere: bocciate in partenza le proposte di un gruppo francese non meglio identificato e di un fondo di capitali misti Usa-Medioriente, restano al vaglio quelle presentate da Thomas Di Benedetto & Co., dal fondo Aabar e dall’imprenditore romano Giampaolo Angelucci. Dell’offerta americana si sapeva già tutto, visto che è stata concordata e «aggiustata» durante gli incontri della scorsa settimana a New York: circa 120 milioni per l’acquisto del club, più impegno a dividersi le quote (60% e 40) con la banca, aumento di capitale garantito e business plan dettagliatissimo, con l’obiettivo di rilanciare la Roma e il suo marchio. La domanda sorge spontanea: è possibile che la banca non sapesse che il fondo Aabar, suo maggiore azionista con il 4,99% delle quote, era pronto a presentare un’offerta? No. E allora: per quale motivo volare a casa degli americani e raggiungere un’intesa? L’intrigo continua. Intanto il titolo in Borsa ha guadagnato il 3,57%, il sindaco Alemanno si è detto certo che «la Roma finirà in buone mani», mentre secondo la presidentessa della Regione Renata Polverini «le cose stanno procedendo come dai programmi».


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