Totti esclusivo a La Repubblica

di Redazione Commenta


 Per quanto se ne parli e per quanto già se ne sappia, Francesco Totti è un universo mondo che non si smette mai di conoscere. Il Capitano giallorosso ha rilasciato un’intervista esclusiva a La Repubblica nel quale affronta con la solita schiettezza tematiche che includono ed eludono il mondo del calcio. Il numero 10 a 360 gradi. Testuale:
Francesco Totti, si sa, è un fenomeno. Si sono studiati i suoi piedi. Mai il resto. L’ha sempre impedito, a costo di apparire vuoto. Eppure ha un’intelligenza che è un misto tra quella selvaggia del ragazzo allevato nella foresta dai lupi e quella degli elettricisti di Paolo Conte. La luce dell’artigiano geniale e furbo. Inoltre ti fa ridere, che non è poco. Ma tutto questo arriva dopo quasi due ore di conversazione. All’inizio c’è un giovane uomo in scarpe da ginnastica e braghette corte, con le ginocchia enormi per i muscoli e solcate di cicatrici arrossate, con una fede e una fedina d’oro bianco all’anulare sinistro. Un ragazzone che sembra avere poco interesse all’impegno e molta fretta di andarsene“. Francesco Totti a cuore aperto è sempre una gran bella esperienza.
SU SE STESSO. “Chi dice che fatico a parlare di argomenti che esulano dal calcio pensa di conoscermi ma in realtà non è così: non sono un filosofo. Forse sono ignorante, ma non stupido. Non riesco a esternare i miei sentimenti con chi non conosco, a chi non sta nei miei affetti. Anzi, non mi interessa proprio farlo. E’ pudore, è carattere. Sono molto fisico, romantico. Mi piace toccare le persone, abbracciare gli amici, mettergli una mano sulle spalle e stringere. So quali sono le cose importanti, a loro cerco di dare tutto me stesso. Lo faccio con i miei figli, con Ilary. Pochi altri”.


TOTTI E LA STAMPA. “Rapporto strano, dipende. Ad ascoltare voi, dovrei fare tre interviste la settimana. E mi chiedono sempre le stesse cose. Non mi va più. Lo dico. Dico sempre quello che penso. Senza peli sulla lingua, ho la coscienza a posto».
LA LETTURA. “Fino a oggi? Ho letto un solo libro, Il Piccolo Principe. Ero poco più che un bambino. Mi è piaciuto. Ogni tanto ci riprovo con qualcos’altro, mi metto lì,leggo le prime pagine, poi mi stanco. Forse non li so scegliere, i libri. Non leggo fiabe a Chanel e Christian, son oancora piccoli. Oddio, forse lo fa Ilary quando non ci sono. Vorrà dire che io lo farò più avanti”.
IL SONNO E LE PAURE. “Dormo bene e faccio molti sogni. Quando mi sveglio non ne ricordo uno. Due le paure ricorrenti: perdere la mia famiglia e morire”.
LA MORTE. “E’ la sola cosa certa della vita, va beh, ma io spero che ci sia qualcosa dopo la morte. Voglio fortemente un aldilà, con le stesse persone che sono con me adesso. Voglio incontrarle ancora. Ne parlo spesso, nessuno mi sa dare una risposta precisa. Qualcuno mi dice di sì, altri che non saremo più nulla”.
LA FEDE. “Credo in Dio, ho avuto molta fortuna e penso di doverla in parte, in gran parte, a qualcuno più grande di me. A dodici, tredici anni ero una mezza sega, un nanetto, mangiavo mangiavo e non mi irrobustivo mai, stavo sempre dai dottori, mi chiamavano Gnomo. Di colpo, sono cresciuto. Il destino, Dio credo. Sono stato chierichetto, prego ogni sera. Il padre nostro, l’ave Maria”.
FUTURO. “Non mi da fastidio invecchiare. Mi immagino già con le carte, tra gli amici. In serie A giocherò ancora cinque anni, se non mi spacco. Ne ho trentatré, non sono vecchio né finito. Voglio un altro scudetto qui. Dopo il calcio non farò l’allenatore. Non ne sono capace e sono troppo buono. Vorrei fare il dirigente. Alla Roma”.
NAZIONALE. “Per i mondiali in Sudafrica deciderò ad aprile. Se Lippi mi chiama, se sto bene e se il gruppo mi vorrà ci vado. Credo che ai giovani farebbe piacere. Con Lippi ho un rapporto che va oltre il calcio. Non dimenticherò mai quello che ha fatto per me in Germania. Non mi conosceva personalmente, ero sempre stato un suo nemico sul campo quando lui stava alla Juve, mi ha aspettato, mi ha dato fiducia. Non lo dimentico, proprio no”.
ROMA CAPUT MUNDI. “Sempre a Roma. Amore e pigrizia. Sono molto pigro. Al Real Madrid o al Barcellona avrei vinto di più, ma sono felice di avere avuto una sola maglia. Ho vinto una scommessa con me stesso. Per i tifosi sono un fratello, per strada mi salutano, mi baciano, si inginocchiano. Pazzesco no? Esagerano, eppure mi piace. So distinguere tra chi mi cerca perché sono Totti e chi invece vuole semplicemente conoscere Francesco».
AMICI CALCIATORI. “Ho pochi veri amici in assoluto. Nell’ambiente De Rossi, Buffon, Gattuso, Di Vaio, Vito Scala naturalmente. Ho un buon rapporto con Del Piero, nonostante la rivalità sportiva. Non più Cassano. Abbiamo fatto pace ma non ci sentiamo più. Peccato, era un ragazzo d’oro. Tra noi, ha fatto tutto lui, spesso Antonio va dove lo porta il vento”.
LE DONNE DI FANTANTONIO. “Ha scritto di essere stato con seicento donne. Non le condivideva con me e consiglio di dividere quel numero per dieci. Scherzo, lasciamo perdere”.
LE TRANS. “Si sussurra che sarebbe emerso il mio nome attorno al caso dell’ex presidente del Lazio Marrazzo e alcune trans avrebbero detto ai magistrati che da via Gradoli ci passava anche Totti. Lo so. Ci mancava pure questa. Sono tranquillo, ci metto tutt’e due le mani sul fuoco. Mai stato con una trans, in passato con qualche mignotta forse sì. Può succedere, no?”.
POLITICA. “No, non mi interessa. Non ne parlo mai neppure con mia moglie. L’ultima volta ha scelto Veltroni ma solo perché è un amico. Però, è vero, ho sempre votato la sinistra. A Hammamet sono andato sulla tomba di Bettino Craxi: conosco a mala pena la sua vicenda. Eravamo là con la squadra. Ci sono andato per curiosità, come entrare in un museo. Le sembra strano? A me no”.
MAESTRI DI VITA. “La mia famiglia, poi Zeman e Mazzone. Sono stato bene con Capello e Spalletti, mi piaceva Prandelli anche se è rimasto con noi solo un mese, sono stato malissimo con Carlos Bianchi. Ce l’aveva a morte con Roma e i romani, voleva mandarmi via. Sono ancora qui, per fortuna”.
SOLDI. “Quanto guadagno in un anno? Non so, devo pensarci su. Tra gli otto e i dieci milioni di euro, credo. Li metto in banca, investo, compro case soprattutto. Il mattone non si consuma mai. Faccio beneficenza, ma di questo non voglio parlare. I calciatori guadagnano tanto, non troppo. E’ tutto il mondo del pallone che è ricco. Si è cominciato con Lentini, poi con Vieri. Spetta alle società, se vogliono, cambiare strada. Non credo sia un processo facile”.
CALCIO E STUPIDITA’. “I calciatori non sono stupidi. Siamo troppo al centro dell’attenzione e siamo molto soli, facciamo fatica a maturare. Ho conosciuto giornalisti stupidi, avvocati stupidi, dirigenti stupidi, commercianti stupidi. Ce n’è per tutte le categorie”.
FUORICLASSE. “Quelli del mio tempo sono Ronaldo, il più grande. Poi Zidane, Messi, Kakà e Cristiano Ronaldo. Lascio agli altri giudicare se Totti è un campione. Qualche numero c’è”.
IL COLPO DI CLASSE. “A darmi più piacere mentre gioco è il lancio al volo con le spalle girate all’azione, immaginando il compagno senza vederlo. E il colpo di tacco. Sono un istintivo, in campo faccio solo ciò che mi diverte. Sono un animale, non mi annoio mai. Gli infortuni, tuttavia, mi hanno insegnato e costretto a seguire alcune regole, se non l’avessi fatto non mi sarei ripreso”.
RIMPIANTI, RIMORSI, DESIDERI. “Sono stato alcune volte tradito, anche da famigliari. Il rimpianto è non essere riuscito a recuperare i rapporti perduti. Il rimorso è lo sputo a Poulsen in Portogallo. Non ci siamo mai spiegati. Voglio altri due figli. Ancora una coppia, un maschio e una femmina”.


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