Taddei, la certezza; Adriano, la scommessa. Ma il futuro della A.S. Roma è ancora un dubbio

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 Il giorno di Rodrigo Taddei è per Adriano una vigilia. Tra le più importanti della carriera, perché se l’Imperatore – per Roma – è una scommessa – intrigante, piena di fascino ma anche stracolma di perplessità – pare altrettanto vero che la Capitale, per l’ex Flamengo, sembra essere l’ultima occasione da cogliere nel tentativo di svelare al mondo intero che – quando dici Adriano – è come se avessi detto “il calcio”.
Il centrocampista con la mano che simula il battito del cuore, invece, di dimostrazioni ne deve ormai ben poche. Il rinnovo del contratto di Taddei – quattro anni con ingaggio decurtato nell’ultima delle quattro stagioni – sembra la logica conseguenza di ciò che il brasiliano è riuscito a esprimere sul campo – qualità, quantità, appartenenza – con addosso la maglia giallorossa. Si può discutere della reale necessità di un prolungamento tanto lungo – vero – ma solo tenendo conto della carta di identità. E, forse, anche in quel caso i dubbi sembrano figli della eccessiva cautela prima ancora che della oggettività. Taddei, tra quattro anni, sarà un trentaquattrenne con buoni propositi e quel ronzio nella testa che gli suggerirà – sempre di più – di appendere le scarpe al chiodo. Vero. Ma, in tal senso, non sembra affatto avventato il poker di stagioni garantite al classe 1980 dalla società capitolina. Per almeno due motivi: il primo è che – da qui al 2014 – il laterale saprà dare ancora tanto per la causa giallorossa (e, in ogni caso, una squadra che ambisce a restare nella prima fascia, ha necessità di rincalzi tanto affidabili quanto i titolari); il secondo – dato soggettivo, ognuno dica la propria – non pare esistere finale più lineare, per la carriera di Taddei, che quello di chiuderla a Roma. Cinque campionati alle spalle (da protagonista), davanti ce n’è altri quattro: magari non rimarrà nella storia capitolina al fianco di Totti o Aldair. Ma appena sotto di loro, ci finisce eccome.
 Poi, l’Imperatore. Oggi ha tenuto banco fin dalla mattina: l’arrivo in Italia; le prime parole a Malpensa dove ha ripetuto d’avere voglia di Totti e della Roma; le foto che lasciano qualche dubbio rispetto alle attuali condizioni di forma; l’annuncio dell’approdo nella Capitale con relative visite mediche al Gemelli (domani in mattinata); l’incontro con Rosella Sensi per sottoscrivere il vincolo (a questo punto, si presume nel primo pomeriggio); le solite voci a tenerci aggiornati rispetto alle vicissitudini giudiziarie per le quali in Brasile e sotto indagine. Se la vigilia è stata frenetica come solo certi antefatti riescono a essere, figurarsi che sarà questo 8 giugno che si fa sempre più vicino. Roba che, a tre quarti di Roma, sfiorerà soltanto il notizione che la Nazionale italiana sarà lì lì per prendere un aereo e volare verso il Sud Africa. Altrove, non si parlerà d’altro; tra Testaccio e Tiburtina, invece, lo sbarco per i Mondiali 2010 arriverà così. Giusto un’informativa.
La Roma del prossimo anno si sta costruendo nemmeno troppo lentamente; ancora a Roma: Cassetti, Julio Sergio, Taddei. Gli acquisti di Simplicio e Adriano.  Tutto si potrebbe dire – a Rosella Sensi in questi tempi – meno che si sia scordata di adempiere a uno degli incarichi che ricopre: Presidente giallorosso. Di contro – però – tutto le si vorrebbe dire meno che – e come fai a non dirlo? – continuano a sfuggire i dettagli riguardo all’intricata questione societaria. Non ci fossero di mezzo le vite (e le sorti) di svariati dipendenti, non ci finisse – al centro della querelle –  la A.S. Roma, verrebbe quasi da pensare che – ai destini di Unicredit, di Italpetroli – ci facesse caso la giustizia. Ma così, come fai. La via dell’accordo, suggerita da Cesare Ruperto, è un percorso che ci si augura possa andare a buon fine.
 Il passare dei secondi (da qui al 23 giugno, quanti ne saranno rimasti? Qualche milione? Si potessero avere tanti milioni quanti sono i secondi, certe volte), l’alternarsi dei comunicati – ieri Unicredit, oggi Italpetroli. Domani congiunto? – e la sensazione che nulla si riesca a sbloccare lascia con quintali di dubbi. L’arbitrato, in effetti, ha consentito di dare una tempistica alle attese. Ma non serve manco pe’ niente ad allontanare i timori. Le ansie.
Trovare 325 milioni (e gli spicci di interessi) sembra impresa ardua. Trovare un accordo, in questa fase, pare più probabile.
Un passo alla volta. Telefonata dopo telefonata.
Che poi, se l’Adriano che hai visto oggi – ‘mazza, quant’è grosso – riesce a passare le visite mediche al Gemelli di Roma, allora te vie’ facile de pensa’ che forse – forse – po’ pure esse’ che de punto ‘n bianco uno te trova 325 milioni. Più interessi.
Nel caso, tra le immagini della festa, ci rientrerebbe a pieno diritto anche quella di Rodrigo Taddei: mano dentro alla maglia. Cuore impazzito di gioia. Magari non sullo stesso piano del sorriso del Capitano. Vero. Ma appena più sotto, ce starebbe. Eccome se ce starebbe.


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