Roma, primi tempi troppo fatali

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 Tratto dall’articolo del Corriere dello Sport di  oggi.

La Roma è prima in clas­sifica. Non abbiamo bevuto trop­po, perché non stiamo parlando ovviamente di quella del campio­nato, dove la posizione è decisa­mente più in basso, ma di un’altra classifica, molto particolare, ma che comunque sottolinea come in questa stagione il fattore sfortuna non si sia dimenticato di abitare dalle parti di Trigoria. Sia chiaro, non vuole essere un alibi, ma una semplice constatazione di fatti. La Roma primatista è quella per le sostituzioni nel primo tempo, sostituzioni che nel novantanove per cento dei casi sono dettate da in­fortuni. La statistica è il frutto di un det­tagliato e scrupolo­so lavoro del sito LAROMA24.IT, che ha preso in esame le prime dodici gior­nate di questo cam­pionato. La Roma è stata capace, si fa per dire, di dover cambiare un suo giocatore in sei oc­casioni, in pratica il venti per cento di queste sostituzioni per infortunio ( in tutto sono state 30) registrate per tutte le venti squadre della nostra serie A. Per rendersi conto di co­me sia perlomeno anomalo questo dato, basti dire che nelle prece­denti quattordici stagioni, cioè da quando è possibile effettuare le tre sostituzioni, i cambi per ko fi­sico dei giallorossi nei primi qua­rantacinque minuti, hanno fatto registrare una media di 4,5 a sta­gione, insomma quest’anno si sta già oltre e la speranza può essere solo quella che la Roma abbia esaurito il suo debito con la sfortu­na. La stagione che ha contato il massimo numero di cambi è stata quella del 2004-05 quando alla fi­ne del campionato si contarono ot­to cambi nel primo tempo. Quelle, invece, più fortunate da questo punto di vista, sono state le stagio­ni 2003-04 e 2005-06 quando furo­no appena due i giocatori sostitui­ti prima del fischio di metà parti­ta. Sono state quattro le partite in cui Ranieri è stato costretto a far scaldare qualche panchinaro mol­to prima di quello che aveva potu­to preventivare. A Siena toccò a Brighi lasciare la compagnia do­po appena sedici minuti di gara (al suo posto entrò Baptista con un cambio di schieramento tattico decisamente notevole); a Catania furono addirittura due i cambi per infortunio ( dopo neppure venti minuti Mexes, nove minuti ancora e Motta subentrò per Cassetti, non si era ancora al trentesimo di gio­co); un doppio cambio che ha con­cesso un mai richiesto bis contro il Napoli ( Lobont per Julio Sergio, Cassetti per Motta); infine, domenica scorsa, a San Siro contro l’Inter è toc­cato a De Rossi (frattura dello zigo­mo destro) uscire prima dell’interval­lo lasciando il posto a Faty. Oltre a questo, si deve pure mette­re sul piatto del bilancio il fatto che se un allenatore ha scelto un undici titolare, vuole dire che ri­tiene quello il migliore per vince­re la partita, doverlo cambiare do­po una manciata di minuti, quindi, non può che rappresentare uno svantaggio. La Roma, a causa di questa problematica, in più di una partita si è trovata a venti, trenta e anche più minuti dalla fine con l’aver esaurito i cambi. E questo può essere soltanto un danno, an­cora di più quando si giocano tre gare a settimana.


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