Roma – Lobont: “Voglio restare nella Capitale”

di Redazione Commenta


 Bogdan Lobont non ha lasciato il segno. Il portiere della Roma, ingaggiato lo scorso anno per dare un ricambio valido ad Alexander Doni, ha vissuto il travaglio di un’annata che ha stravolto ogni strategia: accantonato Doni, infatti, Claudio Ranieri ha optato per Julio Sergio quale titolare inamovibile e precluso di fatto al romeno di assaggiare il terreno di gioco se non per qualche scampolo di partita. Eppure, nonostante lo scarso utilizzo, Lobont non pare intenzionato a lasciare la Capitale, anzi: lo dice a chiare lettere. “Voglio restare a Roma“. Eccone l’intervista rilasciata a Il Corriere dello Sport:

Che stagione è stata quella appena conclusa?
Positiva. Ho superato l’infortunio al ginocchio. Alla Roma ho imparato tanto, da tutti i punti di vista. Ho avuto la fortuna di aver trovato un bel gruppo di ragazzi meravigliosi. È andata bene, anche se ho giocato tre partite, due in campionato e una in Europa League. Ricordo che quando arrivai qui, il giorno della presentazione, dissi: “Non sono venuto qui a rubare il posto a nessuno, ho imparato tanto, la  concorrenza fa bene a tutti. Credo che tutti e quattro siamo cresciuti come qualità”.
L’esordio contro il Napoli non è stato fortunato, ma si è subito riscattato…
Sono entrato a freddo e al primo tiro ho preso gol. Non ho cercato scuse. Però quel gol a qualcosa è servito, lo dissi ai compagni. Ci diede la carica e vincemmo. Se non fossimo passati in svantaggio sarebbe finita zero a zero. Poi in Bulgaria in Coppa feci qualche buon intervento. I portieri stanno tra i pali per parare, ma a volte sbagliano.
Tre portieri brasiliani e un rumeno, come è stata la convivenza?


Sono stato bene. Abbiamo trascorso un anno insieme, tra allenamenti e ritiri. Dal punto di vista umano ho legato subito e il preparatore Pellizzaro ha un buon rapporto con tutti.
Una volta ha detto: “Se avessi incontrato Pellizzaro a vent’anni oggi sarei il miglior portiere del mondo”.
Penso di si. Mi ha aiutato tanto, ha una grande esperienza, ha sempre allenato grandi portieri, da Canizares a Buffon. Posso dire che siamo fortunati.
Lei ha fatto subito gruppo. E ha incitato i compagni anche quando andava in tribuna. Non è difficile sentirsi dentro una squadra pur non giocando mai?
Questo è il mio modo di essere. Non cambia se gioco o se vado in tribuna. Provo sempre ad aiutare i compagni, perché alla fine vinciamo tutti insieme, anche quelli che stanno fuori. Tutti hanno fatto come me e questo è stato uno dei segreti della Roma di quest’anno. Ci siamo aiutati tutti insieme.
Anche lei è rimasto conquistato dalla tifoseria giallorossa?
Non c’è dubbio. I nostri tifosi sono meravigliosi. In ventimila a Verona e dopo aver perso lo scudetto altri duemila ad accoglierci a Fiumicino. Peccato non aver vinto, ma sono sicuro che dopo ogni caduta sapremmo rialzarci più forti di prima.
Lei ha una grande esperienza alle spalle. Cinque scudetti tra Romania e Olanda, 74 presenze in nazionale. L’appaga la nuova dimensione romana?
Nei prossimi giorni torno in nazionale, dopo un breve periodo di assenza. Abbiamo tre amichevoli, contro l’Ucrania e in Austria. Il nuovo corso è affidato al figlio di Lucescu. Siamo dispiaciuti di non andare al mondiale, abbiamo perso tanti punti contro squadre modeste. Dal 1998 la Romania non va al mondiale, pur avendo ottimi giocatori. Non so perché, ma un motivo ci sarà.
Venerdì scade l’opzione della Roma per riscattarla. Che pensa di fare?
La mia intenzione è quella di restare, mi trovo benissimo, intorno a me ho tante persone magnifiche, dai compagni ai magazzinieri. C’è un ambiente ottimo a Trigoria. Voglio restare qui, vediamo cosa succederà nei prossimi giorni. Non so se ho meritato la stima dei compagni e dello staff, questo possono dirlo loro, ma io alla Roma mi sento davvero di casa.
Totti è sempre sotto i riflettori. Criticato, a volte messo in mezzo. Che ne pensa?
Prima di tutto dico che è un campione. Poi che ci sono state tante problematiche, tante chiacchiere sul suo conto. Per me è un mito. E chi non lo conosce non dovrebbe parlare.
Lei ha rimproverato Radu dopo lo sgambetto alla fine del derby.
Alla fine della partita contro la Lazio ero strafelice. Ero nella panchina aggiuntiva, in jeans e felpa. Sembravo un tifoso giallorosso. Al fischio finale mi sono alzato per andare ad abbracciare Julio Sergio, che aveva parato il rigore. Mentre correvo mi sono accorto che stava per succedere qualcosa. Non era mia intenzione andare ad esultare sotto la curva della Lazio, ma solo raggiungere il mio compagno. Il gesto di Radu non è stato positivo, ci siamo detti qualcosa, ma dopo qualche giorno ci siamo chiariti. Con lui siamo stati qualche volta a cena insieme a Roma e con la Dinamo Bucarest abbiamo vinto uno scudetto, abbiamo giocato in nazionale insieme. Siamo amici. Ma lui vuole vincere come me. In campo siamo rivali, ma poi finisce tutto lì. Ho giocato diversi derby anche in Romania, ma qui a Roma è tutto diverso. Qui coinvolge tutta la città, per settimane. Ho conosciuto persone che non possono vedere il derby perché altrimenti stanno male.
La Roma potrà insidiare l’Inter anche nel prossimo campionato?
La Roma se la può giocare con qualsiasi avversario, non solo con l’Inter. Ha già dimostrato di essere una grande squadra.
Lei è uno dei primi ad arrivare a Trigoria, al mattino presto. Lo fa per guadagnarsi la fiducia dello staff?
Mi sveglio presto, quando si invecchia si dorme meno (ride, ndr). Anche a Bucarest e ad Amsterdam era così. È una questione di abitudine. Spero di ritrovarmi tutte le mattine a Trigoria anche l’anno prossimo.


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