Presidenti Roma: Pietro Baldassarre, la cessione di Amadei e parecchio amaro in bocca

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 18 novembre 1944: Pietro Baldassarre indossa abiti presidenziali – li sovarppone a quelli, onorevoli, dell’attività politica – e viene insignito del titolo di massimo rappresentante della A.S. Roma. Nomina decisa dall’Assemblea dei soci mentre il conflitto mondiale teneva banco per la seconda volta nella storia.
Alle spalle, il primo scudetto della storia capitolina (stagione 1941/42) ma anche la sospensione del campionato nazionale per due anni, nel corso dei quali le squadre disputarono dei tornei locali di scarsa importanza. Casacca giallorossa, su Baldassarre, per i quattro anni successivi: il deputato del parlamento prefascista, si trova tra le mani una formazione di scarse ambizioni e nella quale si ricordano – con affetto prima ancora che per meriti sportivi – due romani di stazza limitata. L’ala sinistra Omero Urilli detto “er Zanzara”, che dopo la trafila delle giovanili nella Roma prosegue la carriera in formazioni minori (M.A.T.E.R. e Alba) per poi riapprodare in giallorosso nel 1944 e vincere la Coppa Città di Roma e la seconda edizione del Campionato romano di guerra. Il centrocampista Enrico Schiavetti, anch’egli rincasato tra i capitolini dopo aver tentato esperienze professionali a Palermo e Sora.
Il pallone è un lampo che viene e sparisce; le competizioni sono piccoli squarci su tele di dolore che riconducono alla Guerra. e tra le file della Roma di quel periodo – le squadre si somigliano tutte, in tal senso – vi sono figli della deportazione e reduci da campi di prigionia e concentramento. Ciucci, Gnemmi, Bordonali.
BALDASSARRE. Eletto deputato nel primo dopoguerra tra i radicali e confermato nella lista dei combattenti per la legislatura successiva (1921) e diventato poi massonico. Le sue stagioni alla guida dei capitolini sono un ventaglio di ricordi (più)agro(che)dolci.
 Nel 1943/44 la guerra pose un freno al campionato: tutto sospeso, le società calcistiche della Capitale continuarono la loro attività organizzandone uno Romano. Molti dei calciatori delle passate stagioni avevano alsciato Roma: Coscia, Pantò, Risorti, Brunella, Ippoliti e Donati. In panchina, il portiere-allenatore Guido Masetti: le squadre partecipanti furono A.S.Roma, Tirrenia, Mater, Juventus, Vigili del Fuoco, Avia, Alba, Elettronica, Trastevere e Lazio. S’impose quest’ultima, un punto più della Roma. Lombardini (21 gol, Lazio) capocannoniere, Amadei dietro di cinque marcature.
Nel 1944/45 stesso tipologia di campionato (partecipano A.S. Roma, Ala Italia, Italia Libera, Albaerotecnica, Mater, Lazio e Trastevere), stavolta vincono i giallorossi di quattro lunghezze sulla Lazio. Inoltre, la Roma si aggiudica anche la Coppa città di Roma battendo in finale il Mater (si gioca il 7 gennaio 1945, il risultato è 4-1).

Nel 1945/46 Baldassarre mette a segno il duplice colpo Risorti (portiere) e Borin (mediano) oltre a favorire il ritorno di Pantò e Brunella. Parte, invece, Guido Masetti, il nuovo mister è Giovanni Degni. La Guerra è finita: la formula delle competizioni territoriali lascia posto a un torneo nazionale suddiviso in due gironi: Alta Italia e Centro Sud. Le prime quattro si sconteranno in un girone finale ma per la Roma è solo sesto posto.
 Nel 1946/47 si torna alla formula del girone unico: la rosa non sembra all’altezza per competere ad armi pari con le favorite nonostante l’elevato numero di calciatori e gli acquisti degli argentini Di Paola e Esperon, Renica, Ferrari e Omero Losi. Finisce quindicesima ma la stagione si ricorderà con amarezza per la scomparsa di Attilio Ferraris, primo capitano giallorosso, che l’8 maggio, durante una partita tra vecchie glorie e villeggianti, muore a 43 anni.
Altra annata misera di risultati: il 1947/48. Arrivano gli argentini Pesaola, Valle e Peretti con l’ungherese Jmre Senkey alla guida tecnica. Poi, il colpo di testa: la piazza invoca l’ingaggio di un fenomeno ungherese,  Zsengeller, che con la maglia dell’Ujpest aveva messo a segno più di 600 reti.
 Baldassarre parte con i milioni (14), torna con il bomber e rimpingua le casse. Esito disastroso, visto che a fine stagione i capitolini si salvano per aver collezionato un punto in più della Salernitana.
Nel 1948/49 accade quel che non ti aspetti. Sempre in peggio, evidente.
Baldassare e il segretario De Rinaldis si accordano con il presidente dell’Inter Masseroni per la cessione dell’attaccante e bandiera Amedeo Amadei alla squadra nerazzura in cambio della punta Tonotodonati e della mezzala Maestrelli. A fine anno, solo 32 punti e quattordicesimo posto (a tre lunghezze dall’ultima delle retrocesse). Per Pietro Baldassarre è l’epilogo con tanto di dimissioni. Il nuovo consiglio societario nomina alla presidenza Pier Carlo Restagno per la rifondazione.


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