Che Roma sarebbe senza Vucinic

 Da Il Romanista:

Parlaci ancora in leccese, recita i tuoi ex cori e poesie in dialetto, fai quello che ti pare Mirko. Anche se sei nato a Niksic, in una città che non si riesce neanche a scrivere per i troppi accenti da mettere, figuriamoci a pronunciare. Anche se compi gli anni quando qui i bambini piangono perchè combacia con il primo giorno di scuola. Parla in puglio-montenegrino e cucinaci i migliori piatti della famiglia della tua fidanzata Stefania. Lasciati definitivamente anche i ricordi di te ragazzino serbo alle spalle. Sei a Roma e sei primo. Sei a Roma e hai gran parte di questo successo sul groppone. Sei a sedici reti di cui cinque fuori da questo campionato. Sei lupo e sei capobranco. Parlaci nel tuo linguaggio che fa tanto “italorussomanno”. Quel tono con cui veniva doppiato in Italia Misha Auer quando interpretava un cosacco o uno Zar. “Molto bellissimo” hai detto con l’Olimpico in festa nelle pupille. E parla con tutti. Sei un millepiedi in corsa contro il tempo. Un cavallo bianco libero a tutto campo. Sei punta, centro, tacco, difesa. Sei linea di fondo, raccattapalle, angolo, fallo, laterale e bandierina. Sei la strega di Biancaneve che consegna palloni avvelenati come mele nei guanti troppo morbidi di portieri terrorizzati. Sei un elastico violento e dolce che ci ha spinto dove siamo.

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