La Sud in trasferta sembra un abbraccio

di Redazione Commenta


Accorgimenti, rifiniture. Scatto o non guardo. Incido o immortalo. La Sud in trasferta sembra un abbraccio. Stringono i lacci: Baptista, Burdisso. Le voci degli altri dai toni sbiaditi – come lo stadio: bianco, celeste – si affievoliscono. L’Olimpico si traveste. “So’ già du’ ore”. Sarà il terzo derby. A fila. Spariti i laziali, spariti i perdenti. Roma Capoccia si sente. Prorompe. Gli suda la fronte, a Riise a Cassetti. Tremo o aggredisco. Contesto o annuisco. Pranzo, pausa, riposo e partenza. Fata Morganti fischietta e stupisce. Da regolamento: vantaggio, raddoppio. Assoli, rossore: le guance, la maglia, la fede, l’amore. La Sud è uno specchio, la Roma si ammira: Simplicio sconvolge sorte ed eventi. Mi stringo, mi allargo. Braccia tra braccia, voci su voci, il fischio di inizio. Perrotta si spompa, il coro è un fiatone ma l’ansia – che c’è Jeremy, che c’è – la stringi. Coi pugni. Una sciarpa. Baldoria e timore. Traversa, rigore. Il cielo si annuvola, tra i riflettori scintille di olè. Meno tre. Tira Borriello. Oh, noooo. De Rossi s’aggrappa, la gioia più bella. Capolista, capoverso, estroverso. Mexes. Recupero, passerella. Meno due. Contegno o trance: l’amore, la fede, la maglia, le guance. Il punto a capo è delirante, calcia Vucinic. “A Muslè, scansate”. Dettagli, sfumature. Ostia – Testaccio in uno sguardo: panchina, centrocampo. Pajacci e piccioni, de là. De sotto a noi, li campioni. Meno uno. Pare calcio. Osservo o mi copro. E mentre me ce ‘nfilo, lo penso. S’attaccassero ar fumo della pipa. La Sud – semmai – è vita dal miglior profilo. Greco, romano de Roma, trattiene il respiro. Immagino e rido. Scandisco e anelo. La Sud in trasferta lambisce il cielo.
A.B.


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